L'aereo della Guardia di finanza ha toccato terra all'aeroporto di Pescara intorno all'1.30 dell'altra notte. Missione compiuta per l'equipaggio, avventura appena all'inizio per i 4 bambini ucraini, 3 mesi, 6, 10 e 12 anni di età, sbarcati con due mamme e una nonna. Due dei piccoli, residenti con le loro famiglie a Odessa e Mykolaiv, soffrono di patologie oncoematologiche e fino allo scoppio della guerra stavano combattendo la loro personale battaglia affrontando le cure che proseguiranno ora nel reparto di Ematologia dell'ospedale di Pescara, grazie all'aiuto e all'assistenza assicurate dall'Agbe, l'associazione dei genitori di bambini emopatici, che si è messa a disposizione della causa garantendo alle sette persone fuggite dalle bombe di Mosca assistenza e soprattutto ospitalità nella casa Agbe di via Rigopiano.
È stata una notte intensa anche per il personale del 118, coinvolto nel trasbordo dei baby pazienti, 6 e 12 anni, dall'aeroporto all'ospedale, dove sono stati ricoverati per riprendere sul filo dei secondi le terapie urgenti sospese nei giorni della disperata figa delle due famiglie verso il confine polacco.
Il cammino terapeutico sarà ancora lungo, ma per il momento tutti possono tirare un sospiro di sollievo. A partire da A.Cross, la onlus di Verona che ha svolto la mediazione culturale, fino alle associazioni Soleterre e Agbe, che attraverso il presidente pescarese Achille Di Paolo Emilio ha ottenuto l'impegno dell'equipe di oncoematologia pediatrica. Dopo i test Covid eseguiti nella notte in ospedale, i due baby pazienti sono stati presi in cura dal primario Mauro Di Ianni, dalle ematologhe Daniela Onofrillo e Antonella Sau e dalla psicologa Paola Sciarra per la ripresa immediata delle cure, che per uno di loro era di assoluta urgenza.