L'ucraino Kirill Pospeyev da Dnipro: «In guerra con l'Abruzzo nel cuore»

L'ucraino Kirill Pospeyev da Dnipro: «In guerra con l'Abruzzo nel cuore»
di Alessandra Portinari
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Giovedì 2 Giugno 2022, 11:15

La guerra in Ucraina passa anche attraverso le due ruote e il ricordo di chi in Abruzzo è arrivato grazie a Umberto Di Giuseppe, il direttore sportivo dell’Aran Cucine, che prima di aver accolto nel 2015 Jay Hindley, il vincitore australiano del Giro d’Italia, dal 1999 fino al 2000 aprì le porte della sua casa di Cappelle sul Tavo, anche al giovane Kirill Pospeyev, dilettante ucraino con grandi qualità, tanto da passare ai professionisti dell’Acqua e Sapone fino al 2005. Pospeyev è nato a Donesk, quinta città dell’Ucraina, cuore industriale orientale della nazionale, attualmente si trova a Dnipro, la città più popolosa dopo Kiev e Kharkiv. La sua famiglia vive in Russia dove si è stabilita otto anni fa dopo i primi attacchi.

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Pospeyev è il direttore sportivo di una squadra di mountain bike, la Sd Mtb Team, dallo scorso febbraio ha cercato di tenere lontano i suoi ragazzi dai pericoli della guerra, accompagnandoli fino al confine per poi tornare a disposizione del Ministero della difesa.

Grazie anche all’aiuto del suo ex compagno di squadra, Simone Masciarelli i ragazzi hanno raggiunto l’Italia dove continuano ad allenarsi lontano dalle bombe, ma con il cuore in quel Paese martoriato dalla guerra. «Sono molto legato all’Abruzzo - ha detto Kirill - , per me Umbertone è come un padre ed è grazie a lui che ho iniziato la mia carriera ciclistica. Ho molti amici come Palmiro Masciarelli e la sua famiglia, Lorenzo Di Lorenzo e ho un bellissimo ricordo di quella terra. Sono andato via dall’Italia nel 2007 e ho corso con Di Luca e Cipollini il Giro dell’Etna, arrivando al secondo posto, ho partecipato a due Vuelta, alla Tirreno Adriatico qualificandomi tredicesimo e a un Giro d’Italia. Attualmente sono a disposizione con una reperibilità di ventiquattr’ore su ventiquattro, fortunatamente non sono impegnato al fronte, ma insieme ai miei compagni lavoro all’evacuazione di alcuni edifici colpiti dalle bombe e a Dnipro, stiamo sgomberando il college dilaniato nelle scorse settimane».

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«Nel 2014 a Donetsk avevo già vissuto la guerra, purtroppo tutto questo non è iniziato lo scorso febbraio. Prima avevo una squadra di professionisti di mountain bike, c'erano anche dei ragazzi che, grazie al suporto dei miei amici abruzzesi, continuano ad allenarsi - continua il ciclista ucraino - Nelle scorse settimane abbiamo perso un allenatore di ciclismo molto conosciuto, Alexander Kulyk, ucciso in un attacco, durante un’operazione militare per aiutare le persone ad uscire da luoghi pericolosi. Mi auguro che tutto finisca presto, ma guardando le cose c’è poca speranza». Simone Masciarelli è stato determinante: «Kirill mi ha telefonato qualche mese – racconta il pescarese - chiedendomi di aiutare alcuni giovani del suo team. Nel giro di due giorni, grazie anche all’intervento di una giornalista sportiva italiana, i sei ragazzi, tra i 15 e i 17 anni, sono entrati in Italia e sono stati ospitati prima dal team Terrenzi nel Lazio e poi all’Aquila. Ho un bellissimo ricordo di lui, tutti noi siamo in ansia per la sua sorte».

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