Perdonanza, tutto da rifare
per il patrimonio Unesco: a rischio
la candidatura nel prossimo anno

Perdonanza, tutto da rifare per il patrimonio Unesco: a rischio la candidatura nel prossimo anno
di Stefano Dascoli
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Venerdì 4 Dicembre 2015, 11:49 - Ultimo aggiornamento: 11:48
L'AQUILA - Il Corteo della Bolla della Perdonanza non è stato inserito nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’Unesco.

Tutto rinviato al 2016 o addirittura al 2017 visto che nel corso del vertice che si chiude oggi in Namibia sono stati definiti anche i criteri di ammissione al prossimo ciclo: alla scadenza del 31 marzo scorso, il segretariato ha ricevuto 58 nuove richieste (5 multinazionali e 53 nazionali), in aggiunta alle 140 non trattate nei cicli precedenti. Da questo totale di 198 “file” ne sono stati scremati 50 per il 2016, tra cui non ci sono proposte italiane. E’ stato inoltre sancito che il nostro Paese è tra gli Stati che avranno priorità nel 2017. Bisognerà capire, dunque, come e se il governo nazionale riuscirà a inserirsi in questo complesso regolamento, se già nel prossimo anno o se si dovrà attendere. Quello che sembra certo, almeno secondo il sindaco Massimo Cialente, è che l’Italia ripresenterà la candidatura del corteo della Bolla: «C’è un impegno che il governo mi ha fatto conoscere a riproporre la nostra come unica proposta nel prossimo anno».

L’AMAREZZA
Inutile negare che l’amarezza è tanta. Il vertice in Namibia si era aperto sotto i migliori auspici. Il dossier, curato dal professore universitario Ernesto Di Renzo, sembrava poter essere inattaccabile. Invece, quasi a ciel sereno, è arrivata la richiesta di chiarimenti del comitato di valutazione: «La nomina - è scritto nel verbale - manca di specificità e chiarezza per quanto riguarda la promozione del dialogo e la promozione del rispetto della diversità culturale e la creatività umana». Informazioni, dunque, non sufficienti a valutare la conformità del procedimento alla Convenzione internazionale. Da quel momento in poi il governo è intervenuto ai massimi livelli per tentare una mediazione. Sono scesi in campo ben due Ministeri (Mibact ed Esteri), come conferma Cialente: «Sono stati addirittura inviati dei funzionari proprio perché la situazione si era fatta complessa». Il dossier è stato prontamente integrato anche e soprattutto per “addolcire” gli aspetti puramente religiosi che hanno provocato qualche ingerenza.

E’ chiaro che insignire una manifestazione considerata come il primo giubileo della storia eccepisce, se letta solo in quest’ottica, i canoni universali che l’Unesco tende a tutelare. In questo il contesto internazionale di grave tensione tra le religioni e il concomitante viaggio di Papa Francesco per sostenere l’evangelizzazione dell’Africa non hanno certamente aiutato. «Dopo aver recuperato la solidarietà in particolare dei Paesi arabi - dice Cialente - e aver risposto alle osservazioni, nella seduta decisiva c’è stato un intervento molto pesante del Belgio a cui tecnicamente, per regolamento, l’Italia non ha potuto rispondere. Aspettiamo il ritorno della delegazione per capire meglio i contorni della vicenda».
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