Giulio Votta, pellegrinaggio sui trampoli: 160 chilometri da L'Aquila a Santiago De Compostela

Giulio Votta, pellegrinaggio sui trampoli: 160 chilometri da L'Aquila a Santiago De Compostela
di Daniela Rosone
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Venerdì 1 Luglio 2022, 08:17

Ben 160 chilometri sui trampoli per arrivare a Santiago. Protagonista dell'avventura e del cammino spirituale compiuto ogni anno tra gli altri da tantissimi italiani, Giulio Votta (foto). Artista eclettico, clown, trampoliere (in arte è Pongo), Giulio di professione fa l'insegnante e all'Aquila non c'è persona che non lo conosca per il suo grande impegno nell'arte, nella cultura e nel sociale. Cristian, figlio mio è per te, con la voce rotta dall'emozione questo è riuscito a dire appena arrivato nella piazza di Santiago dove c'è la cattedrale. Gli ultimi scalini prima della pianura e della grandissima soddisfazione.


Un viaggio emozionante, fatto di incontri, amicizie, ma anche di difficoltà. Un lungo percorso intimo per ritrovarsi dopo gli anni difficili di pandemia. Un cammino compiuto con i grandi amici e protagonisti della sua vita, i trampoli. Un viaggio che Giulio ha documentato passo passo, ad ogni tappa, con foto e video su Facebook con incontri, panorami mozzafiato, condivisione di esperienze. Giulio ha voluto ringraziare chi lo ha sostenuto, diverse persone, e in particolare la comunità 24 Luglio che ha subito creduto nel suo progetto. «Ciao, popolo del web», così ha esordito Giulio in tutti questi giorni in cui ha postato video e foto di ogni momento saliente di un cammino che lo ha emozionato e reso sicuramente migliore.

«E' stata dura- racconta Votta dopo l'arrivo- un viaggio molto intenso perché non lo avevo mai fatto e non me lo aspettavo così.

Ci sono state strade ostiche in cui ho fatto fatica, molta, a livello fisico. Ma al di là di questo, il viaggio mi ha restituito tanto». Giulio per descrivere ciò che è stato il cammino verso Santiago racconta al Messaggero un episodio. «E' successo 4 giorni fa- spiega - alla terz'ultima tappa. Ero orgoglioso di ciò che stavo facendo, mi sentivo anche bene perché ero quasi arrivato alla meta. In questa tappa ho incontrato un ragazzo tetraplegico spagnolo. Con il suo bastone ha percorso gli ultimi 100 chilometri con un accompagnatore. Ci ho parlato 5 minuti e sono scoppiato a piangere quando mi ha detto, senza mezzi termini, che era sicuro che ce l'avrebbe fatta. Mi sono sentito piccolo perché ho pensato che quello era il vero coraggio e il vero mettersi in gioco. Questo episodio mi ha ridato un forte equilibrio su ciò che stavo facendo».

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