I pazienti positivi al Covid lasciano i letti nell’atrio: sistemati nel vecchio Pronto soccorso

I pazienti positivi al Covid lasciano i letti nell’atrio: sistemati nel vecchio Pronto soccorso
di Mila Cantagallo
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Mercoledì 20 Luglio 2022, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 10:05

I letti dei pazienti Covid parcheggiati nell’atrio dell’accettazione ieri mattina erano svaniti, forse a causa della reazione mediatica alla scoperta della convivenza forzata tra persone contagiate dal virus bisognose di un ricovero, utenti in attesa di essere visitati per altri motivi e personale medico. La nuova collocazione dei malati erranti sembra sia il vecchio Pronto soccorso, dismesso da tempo e senza più prese di ossigeno. Nei pressi della stessa struttura, l’area Obi- Covid è sovraffollata con una trentina di ospiti a fronte di 8 letti disponibili. Il Covid hospital e i suoi 132 letti allestiti in tempi record nelle fasi più drammatiche della pandemia, non sono in grado di funzionare a pieno regime per carenze di personale, nel frattempo la presenza di medici ed infermieri al Pronto soccorso si assottiglia a causa dei contagi da coronavirus, provocati dalla vicinanza ai pazienti infetti in spazi limitati.


«Il Pronto soccorso doveva essere un corridoio verso altri reparti ed invece è diventato un imbuto - lamenta un operatore che vuole restare anonimo - dopo le visite iniziali, abbiamo una giacenza media di sette giorni perché i vari reparti non possono accettare pazienti in eccedenza. Noi siamo diventati un luogo di degenza senza averne i requisiti, il medico del Pronto soccorso è costretto a trasformarsi in uno specialista di reparto e non riesce a svolgere il suo vero lavoro, mentre i malati restano ingabbiati». Un circolo vizioso sul quale c’è un resoconto quotidiano da parte del personale alla direzione sanitaria. «Alla fine di ogni giornata inviamo un report segnalando il numero delle presenza - continua l’operatore - specificando i giorni e le ore di permanenza in Pronto soccorso per ogni caso ma l’impressione è quella di essere sempre più inascoltati».


LA CURA DIFFICILE Ieri pomeriggio i sindacati hanno chiesto risposte ai vertici della Asl in un incontro programmato da tempo sulla trasformazione dei contratti dei precari e sui premi di produttività, riunione in cui ha preso il sopravvento la spinosa questione dell’ emergenza. Il segretario generale della Cgil Luca Ondifero tuona: «Il tema della sanità non può essere affrontato come qualcosa di normale amministrazione perché sono in gioco vite umane. La promiscuità del Pronto soccorso è l’ennesimo tassello della vergogna. Alcune settimane fa abbiamo diffidato la Asl invitandola a porre rimedio a una crisi che esiste da tempo, anche la Regione Abruzzo è stata sollecitata ma non abbiamo avuto risposte. Bisogna dire chiaramente di quante nuove assunzioni c’è bisogno ed aprire un confronto per risolvere insieme i problemi, senza aspettare che la gente muoia». Parziali risposte arriveranno oggi, con l’annuncio della nuova organizzazione ospedaliera alla luce dell’emergenza Covid da parte dell’assessore alla Salute Nicoletta Verì. 


Recentemente anche il Nursind si è rivolto agli organi istituzionali sollecitando interventi sul Pronto soccorso. Il sindacato aveva proposto il potenziamento dei posti letto a Penne e Popoli per accogliere i pazienti “senzatetto” del capoluogo adriatico. Il segretario provinciale Antonio Argentini afferma: «Finora non abbiamo ottenuto risposta e, dal personale infermieristico, apprendiamo che sempre più operatori sono a casa per via del Covid con conseguenti criticità nell’assistenza dei degenti ed un eccessivo stress psicofisico per il personale in attività, sempre più soggetto a rischi di infortuni, malattia ed errori. Il pronto soccorso non è un reparto a lunga degenza, tanto più in questo periodo di recrudescenza dei contagi. Abbiamo un ospedale Covid che doveva essere un gioiello, costato tanti soldi pubblici, perché non può essere operativo al cento per cento? La situazione è sempre più inaccettabile e la Asl dovrà darcene conto».

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