Pasquale Di Marco è tornato: «Dall’ospedale al mare: un tuffo nella vita»

Pasquale Di Marco è tornato: «Dall’ospedale al mare: tuffo nella vita»
di Francesco Marcozzi
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Lunedì 18 Aprile 2022, 13:52

E’ tornato. Pasquale Di Marco lo si è rivisto ieri mattina sulla spiaggia sud di Giulianova, con la sua fedele sediolina sulla quale si sistema e guarda ancora il mare. Nulla è cambiato. «Non potrebbe essere diversamente - dice- perché il mare, e lo voglio dire a tutti, è la mia medicina, il mio farmaco salvavita. E poi, diciamo la verità, non è vero che sono tornato, io non me ne sono mai andato, sono venuto anche nelle giornate d’inverno tranne quando pioveva. Ho sfidato il freddo, mi sono coperto, magari non mi sono seduto sulla riva ma a “dialogare” con il mare non ci ho rinunciato». «A chi mi dice che io esagero quando dico che il mare è la mia medicina - continua Pasquale - voglio raccontare un episodio. Alcuni mesi fa ho avvertito dei dolori allo stomaco, mi ero un po’ gonfiato e sono andato dal medico che mi ha detto “questo è il fegato che fa i capricci, devi rinunciare ai grassi, alla pastasciutta e al vino”. Non l’ho fatto, sono potuto tornare al mare e tutto è passato, guardatemi mi vedete gonfio, no, sono asciutto». Ed è vero, è un “figurino” che mercoledì prossimo compirà 95 anni, sembra incredibile ma è cosi.

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«Io mi sento bene, non ho nessun dolore e non mi lamento. Pensate quanto voglio bene al mare. Una malattia vera l’ho avuta e voi lo sapete. Anche io ho preso il Covid-19, ma per fortuna ne sono uscito vivo, anche se le conseguenze mi hanno creato dei problemi al cuore e sono stato curato bene all’ospedale di Teramo dove sono state ricoverato.

Ebbene, appena uscito dall’ospedale, invece di tornare a casa, sono venuto al mare a Giulianova come non fossi mai stato male, come sempre». Durante il lockdown ha avuto paura di non poter guidare l’auto e rinunciare alle visite quotidiane al tuo mare, e così? «Sì - ammette colui che ormai tutti chiamano “l’uomo e il mare” -. Ho temuto che questo accadesse perché mi avevano detto che se mi avesse fermato la Polizia mi avrebbe ritirato la patente perché non si poteva andare da un Comune all’altro ed io risiedo sempre a Poggio San Vittorino. Allora sapere che ho fatto? Ho preso la macchina e sono andato in caserma dai carabinieri a chiedere spiegazioni. Loro mi hanno rassicurato e mi hanno detto che, per particolari motivi di salute, come io gli avevo confidato, avrei potuto recarmi a Giulianova ma dovevo indossare la mascherina e stare attento a non frequentare luoghi affollati. Ma in realtà, stando seduto di fronte a quella splendida distesa azzurra, ricevo la” visita” di alcune persone che passano incuriosite e mi riconoscono e tutti vogliono scambiare qualche parola con me. E così ho potuto raggiungere la spiaggia anche in quei giorni e per me è stato un grande sollievo».

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Ma se veramente le dicessero “non puoi più andare al mare”.  «Beh, ecco, forse in quel caso, potrei morire». Vivo con mia nuora che mi vuole bene e mi accudisce. Io ricambio tanto affetto per lei. Lei va a lavorare e mi prepara tutto e così posso mangiare a mezzogiorno prima di partire. Poi lei torna la sera da lavorare e possiamo mangiare insieme. Non mi dice niente, non mi scoraggia, anzi mi dice che se mi sento bene, posso continuare, solo mi invita a stare attento con la macchina, a non correre. La domenica, invece, è dedicata a lei, usciamo per andare a messa a Teramo alla Madonna delle Grazie e poi ce ne andiamo a mangiare al ristorante così abbiamo fatto a Pasqua. Questa è la mia vita, io sono felice, lei pure e quindi viviamo in assoluta serenità». Finisce qui la conversazione: lui ci saluta e poi si sistema ancora sulla piccola sedia riprendendo quello che ormai può essere considerato un antico dialogo. Hanno ancora tante cose da dirsi, lui e il mare, cose che forse, noi “comuni” mortali non possiamo capire.

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