Era il settembre del 1977, quando la sua vita non era ancora blindata. Borsellino aveva 37 anni. Sorriso ferio, immancabile sigaretta in bocca. Nel diario di Lucia, il racconto di quel viaggio in Abruzzo: «Io, Manfredi, papà e zio Bruno, abbiamo fatto una passeggiata in mezzo al bosco e siamo arrivati alle cascate. Abbiamo bevuto l’acqua ghiacciata del ruscello e ci siamo fatti la fotografia. Poi siamo andati a Pescasseroli a vedere gli animali. Abbiamo visto cerbiatti, tre orsi, tre lupi, due aquile, api, serpenti che lasciavano la pelle che gli ricresceva e tante altre cose. I lupi andavano avanti e indietro. Domenica siamo andati in un bosco dove abbiamo incontrato dei cacciatori. In questo bosco papà chiamava un nome e l’eco rispondeva».
Poi la visita a suo cugino, Bruno Lepanto, all’epoca segretario del comune di Alfedena. In una delle pochissime immagini della famiglia al completo, fa da sfondo lo splendido lago della Montagna Spaccata, nel centro alfedenese. Quel carisma, della moglie Agnese Piraino Leto, l’entusiasmo e la compostezza dei figli, Lucia, Manfredi e Fiammetta. «Pensare a una persona dall’immensa profondità etica e morale che veniva nel nostro paese, mi dà la sensazione di un luogo dove ci si rilassa - commenta il sindaco di Alfedena Massimo Scura - Un posto incontaminato, dove si coglie il momento della riflessione e il rapporto primordiale che si ha con la natura. Forse Borsellino ha fatto tesoro di questi attimi». Dopo 15 anni, quel 19 luglio 1992, in via D’Amelio, a Palermo, una Fiat 126 imbottita di esplosivo, venne fatta saltare in aria davanti alla casa della madre del giudice Paolo Borsellino. Nella strage persero la vita il magistrato e gli agenti della scorta, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli e Emanuela Loi, prima donna a fare parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato, a cadere in servizio.
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