L'Aquila, la maxi inchiesta sull'emergenza post sisma si chiude in una bolla di sapone

L'Aquila, la maxi inchiesta sull'emergenza post sisma si chiude in una bolla di sapone
di Marcello Ianni
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Mercoledì 29 Gennaio 2020, 10:40
L'AQUILA -  L'inchiesta post sisma aveva travalicato i confini regionali per la presunta portata ed il clamore mediatico che ne era conseguito: vacanze e auto messe a disposizione di funzionari pubblici in cambio della commessa. E liste di aziende amiche a cui affidare opere milionarie. Dodici tra imprenditori, funzionari comunali e un tecnico valutatore dei danni, che avrebbero dato o ricevuto tangenti per l'affidamento dei lavori di puntellamento dei danni post-sisma. Lavori che, invocando l'urgenza di mettere in sicurezza gli edifici, furono affidati a chiamata diretta e senza appalto. Un affare, stando alle stime, da circa 500 milioni di euro, 200 dei quali gestiti dal solo Comune dell'Aquila. Una inchiesta dell'allora sostituto Procuratore Antonietta Picardi, finita nei giorni scorsi in archiviazione da parte del Gip che ha accolto le stesse richieste del pm Simonetta Ciccarelli, che ha sostituito la collega Picardi, trasferita in Cassazione nel maggio di tre anni fa: reati prescritti e intercettazioni telefoniche inutilizzabili perché facenti parte «di ipotesi di reato ed indagati del tutto diversi da quelli per i quali si è proceduto».

SOTTO LA LENTE
Le accuse a vario titolo erano quelle di corruzione, turbativa d'asta e falso. Gli imputati erano i dipendenti comunali Mario Di Gregorio e Giuseppe Galassi e gli imprenditori Carmine D'Alessandro e Luigi Palmerini, Dante Conti, Fulvio Minicucci, Domenico Contestabile, Piero Negrini, Marcello Negrini, il tecnico Luigi Finazzi, gli imprenditori Valter D'Alessandro, Giovanni Marzi, Elisabetta Lunero.

Sotto la lente di ingrandimento della Procura della Repubblica dell'Aquila, oltre ai lavori di messa in sicurezza e opere di demolizione (come ad esempio l'edificio che ospitava l'ex Banco di Napoli) vi erano anche i lavori di manutenzione delle strade delle frazioni come ad esempio quella di Sassa.

Tra i diversi episodi portati a galla dall'accusa ad esempio quello nel quale Di Gregorio, dirigente comunale, avrebbe ricevuto da parte di Carmine D'Alessandro, nell'ambito di un accordo illecito, una lista di imprenditori privati in modo da invitare alla gara solo operatori di fiducia dello stesso. In sede dibattimentale sono emerse violazioni dei diritti della difesa, tanto che il Collegio del Tribunale ha dichiarato la nullità del rinvio a giudizio e della richiesta. Le carte sono tornate così al pubblico ministero il quale ha preso atto della prescrizione dei reati contestati. Alcuni di essi ruotavano su intercettazioni telefoniche che «non sono state integralmente poste a disposizione delle parti, ciò ne implica l'inutilizzabilità».
Il Gip ha infine messo la parola fine. Gli imputati sono stati assistiti dagli avvocati Antonio Milo, Ubaldo Lopardi, Luca Ercole, Stefano Rossi, Massimo Manieri, Massimo Carosi, Roberto Tinari, Lanfranco Massimi.

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