Necrofori con il reddito di cittadinanza: 162 denunce nel Pescarese

Necrofori con il reddito di cittadinanza: 162 denunce nel Pescarese
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Lunedì 6 Febbraio 2023, 08:09

Impiegati nei servizi di necroforo, anche se in ferie o malattia e, in alcuni casi, senza contratto. Sono altri 32 gli addetti alle attività di “spallaggio” dei funerali dell’entroterra pescarese risultati irregolari agli ulteriori controlli effettuati dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Popoli nell’ambito del piano d’azione “Steal jobs”, contro il “lavoro sommerso” nel settore delle onoranze funebri della provincia. È così che il totale dei dipendenti non adeguatamente registrati nel rapporto di lavoro arriva, per il momento, a quota 162. Di questi, molti completamente “in nero”, alcuni anche assunti da altre imprese o addirittura disoccupati e percettori del Reddito di Cittadinanza e delle misure di sostegno emergenziali per Covid-19.

I finanzieri, infatti, nelle ditte ispezionate hanno constatato, per almeno due annualità, la mancanza di preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro o l’infedele registrazione dei dati sul Libro Unico del Lavoro, scoprendo dipendenti che, assenti in busta paga, perché a riposo, in ferie, infortunati o proprio con nessuna indicazione d’impiego, dai verbali di chiusura feretro depositati nei Comuni per l’occasione sono risultati invece presenti.

Dai risultati investigativi, inoltre, è emerso come le ditte irregolari garantissero personale per due ore circa, con un costo medio a persona di € 100 per un servizio di trasporto dalla camera mortuaria sino all’arrivo al cimitero per la tumulazione.

Ma, spesso, per le prestazioni dei necrofori (il cui prezzo, a cerimonia funebre, era quindi di quasi € 400) non è stata emessa alcuna fattura da parte dei datori di lavoro. Nella contabilità infatti, sono stati rinvenuti, oltre contributi non pagati, ricavi non dichiarati e compensi “fuori busta”. Le indagini della Tenenza di Popoli si sono concluse con l’irrogazione di maxi-sanzioni amministrative che, cumulativamente, possono arrivare a oltre 240.000 euro e avere anche possibili riflessi penali, per falso in atto pubblico. Tutti i risultati sono stati trasmessi al competente Ispet

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