Coronavirus, dolore nella super famiglia: prima di morire Carmine non ha potuto salutare i suoi dodici figli

Coronavirus, prima di morire Carmine non ha potuto salutare i suoi dodici figli
di Barbara Scorrano
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Venerdì 12 Marzo 2021, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 08:01

Dolore a Pescara per la morte di Carmine Angelozzi, funzionario di AttivaAmbiente, la società dei rifiuti, poco più che sessantenne, stroncato dal Covid. Di quella malattia subdola e imprevedibile aveva parlato con i suoi compagni Catecumenali sin dall'inizio, quando la piccola della sua estesa tribù di dodici figli, era risultata positiva al tampone, costringendo tutta la famiglia alla quarantena. Ma Carmine non si era scoraggiato, ravvisando in quella pausa forzata dalla vita quotidiana gli aspetti positivi, come racconta Margherita Misticoni, amica di famiglia: «Ci diceva che anche l'isolamento può essere un'occasione per staccare e riflettere».

Una convinzione cui non è venuto meno neppure quando ha cominciato ad avvertire i sintomi, fino al ricovero in ospedale, dove è rimasto intubato per una settima prima della fine. Non lo hanno potuto salutare i suoi figli, né la moglie Berenice, colonna portante della famiglia, a detta dei tanti amici. Una donna che raccontava di dirigere la sua famiglia come un'azienda. E da capitano di una industria che non può permettersi di chiudere i battenti ha gestito il suo dolore, confortata dall'affetto dei suoi confratelli, con i quali ha pregato, causa restrizioni anti contagio, attraverso lo schermo del computer. Ma né la distanza fisica, né l'impossibilità di celebrare secondo tradizione i riti funebri, affievoliscono l'affetto per Carmine, «un uomo perbene, sempre con il sorriso sulle labbra, per il quale non esisteva il confine tra fare e non fare» ricorda Isabella Del Trecco, assessore comunale all'Ambiente. « La missione nella vita e nel lavoro era quella di andare avanti».

E di trovare tutto il bello che c'è, pur nelle pieghe ingenerose dell'esistenza.

«Anche quando aveva scoperto di essere positivo - continua Del Trecco - ha continuato a lavorare, fedele all'azienda e alla città. Era uno di noi, ci mancheranno la sua risata e i mille aneddoti sulla famiglia che adorava». Quando qualcuno gli chiedeva come avesse potuto mettere al mondo dodici figli, Carmine Angelozzi rispondeva di avere fede nella sua progenie, nella possibilità che i suoi ragazzi avrebbero, come lui, creato famiglie cristiane. 

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