In carcere, secondo i scuoi avvocati, Stefano Michelangelo e Paolo Vecchioli, non doveva proprio esserci: per due volte, a luglio e a agosto, avevano per questo inoltrato richiesta di sospensione della pena ai tribunali di Sorveglianza di Pescara e L’Aquila, perché il suo quadro clinico era incompatibile con il regime carcerario al quale era stato sottoposto a giugno scorso dopo aver violato il “patto” dell’affidamento in prova.
Per Mariano Di Rocco, “il tedesco” (era nato a Berlino), 56 anni di Sulmona, una risposta alla sua richiesta di tornare a casa non è mai arrivata e neanche il fine pena che lo avrebbe portato fuori dal carcere a febbraio e forse anche a dicembre considerando la buona condotta: ieri mattina, alle 6,30, gli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Castrogno, Teramo, lo hanno trovato senza vita nella sua cella. Infarto è l’ipotesi più accreditata del decesso, anche se la procura della Repubblica del tribunale di Teramo ha comunque disposto l’autopsia per verificare eventuali concause a un quadro clinico che i suoi legali definiscono «grave e disperato». Una condizione di salute che a lui, che doveva scontare una pena cumulativa di due anni e undici mesi, per furti, lesioni e piccolo spaccio, non è valsa da esimente.
Mariano "il tedesco" muore in carcere, i legali: «Era malato, due istanze di scarcerazione senza risposta»

di Patrizio Iavarone
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Lunedì 5 Ottobre 2020, 08:14
- Ultimo aggiornamento: 10:03
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