Morto a 97 anni l'ex rettore e partigiano Giovanni Schippa

Giovanni Schippa Morto a 97 anni l'ex rettore e partigiano Giovanni Schippa
di Angelo De Nicola
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Lunedì 30 Novembre 2020, 10:39 - Ultimo aggiornamento: 10:40

Nelle ultime volontà, aveva chiesto che la sua morte fosse resa nota a esequie avvenute. Giovanni Schippa, il professor Schippa, morto l’altra notte a 97 anni, non aveva evidentemente considerato che sarebbe stato impossibile contenere l’onda emotiva della scomparsa di uno dei “padri” dell’Università dell’Aquila, uno dei protagonisti della città e dell’Abruzzo nel secondo Dopoguerra fino agli ultimi giorni. 

Cinquantatre anni fa, infatti, nel 1967, Schippa veniva nominato, su chiamata di Vincenzo Rivera, Ordinario di Tecnologia dei materiali e chimica applicata presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila di cui, di lì a poco, diverrà preside per dieci anni (1971-1981) per poi ricoprire il ruolo, per quattordici anni, di indimenticato Rettore (1981-1995) con all’attivo oltre cento libri e pubblicazioni scientifiche. Partigiano combattente con il grado di sottotenente, professore emerito dell’Università dell’Aquila, laurea in Chimica, laurea honoris causa in Ingegneria Chimica, ex presidente (il primo) della Fondazione Carispaq, era Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per meriti nel campo della cultura e della scuola, Cavaliere di Gran Croce, ed ha avuto l’Ordine della Minerva dell’Università D’Annunzio.


Classe 1923, nato a Perugia, ha passato l’infanzia a Passignano sul Trasimeno, poi ha vissuto a Roma e L’Aquila dove ha scelto di rimanere. E nella sua casa in via Strinella, è morto l’altra notte, nel sonno. «Il non aquilano Schippa ha avuto per l’Università dell’Aquila un ruolo addirittura più rilevante dell’aquilano Vincenzo Rivera» (il parallelo lo fece Guido Polidoro): è stato un protagonista attivo di tutte le trasformazioni positive dell’Ateneo.
Con lui rettore, l’Università dell’Aquila si è imposta come risorsa culturale, scientifica, sociale che ha rappresentato e rappresenta un elemento di forza in una città piegata dal sisma del 2009.

Ha più di un merito nella valorizzazione e nello sviluppo dell’Università aquilana avendo prospettato e realizzato, da rettore, la simbiosi perfetta tra l’immagine dell’Ateneo e quella della città. Senza mai strafare, come è accaduto altrove per altre Università, non ingenerando mai il sospetto di un’ingerenza indebita nel presente e nel futuro della città e del comprensorio.


Ciò nonostante, Schippa ha imposto un’Università sempre presente. Che ha incalzato, stimolato, proposto programmi, progetti e obiettivi, ha lavorato accanto a politici e amministratori, in una parola ha “governato” nel senso più ampio del termine, collocandosi sempre un passo dietro l’autorità istituzionale. Può darsi sia stato solo frutto di calcolo politico, ma Schippa ha avuto comunque l’indubbio merito di dare più spessore alla legittimità delle istituzioni, contemporaneamente accumulando un credito di fiducia, da parte delle istituzioni stesse, di cui hanno beneficiato largamente l’Università nel suo insieme e gli uomini di maggior prestigio dello stesso Ateneo. Nell’ultimo 25 aprile che si è potuto celebrare, nel 2019, era in prima fila col cappellino. Impettito. Dichiarò: «Il compito principale è quello di tramandare alle giovani generazioni, trasmettere quello che è stata la Resistenza, quello che ha rappresentato e che ha avuto un contributo di sangue non indifferente. Oggi spesso la libertà è minacciata e c’è un clima che non mi piace». 

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