Morti per overdose a L'Aquila: 16 arresti per spaccio di eroina

Nella foto la Questura dell'Aquila
di Marcello Ianni
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Giovedì 18 Giugno 2020, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 09:58

L'AQUILA - Dalle prime ore di stamane, è in corso un’operazione di polizia giudiziaria da parte della Squadra Mobile di L’Aquila che sta eseguendo 16 misure cautelari ( 9 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 3 obblighi di dimora) nei confronti di cittadini italiani e stranieri indagati per traffico di sostanze stupefacenti.

Questi i nomi delle persone sottoposte a misura cautelare. In carcere sono finiti: Sem Jaitech, gambiano; Amadou Ceesay, senegalese; Tamsir Mintè, senagalese; Karamo Minteh, gambiano; Federica D'Onofrio, aquilana di 42 anni; Manuel Rancitelli, aquilano di 44 anni; Stefano Di Nella, aquilano di 41 anni; Vincenzo Rosito, campano residente all'Aquila di 54 anni; Samboujang Minteh, gambiano, residente a Roma. Ai domiciliari, invece, Giuseppe D'Eramo, residente a Cagnano Amiterno, 43 anni; Alice D'Alessandro, aquilana, 32 anni; Fabrizio Lauria, aquilano, 36 anni; Marco Di Luigi, aquilano, 39 anni. Obbligo di dimora per Marco Zingo, aquilano di 36 anni; Miriana Fioravante, aquilana di 37 anni e Moustafa Sidibe, gambiano. 

La morte di un cittadino aquilano, avvenuto per presunta overdose da eroina ha dato il via alle indagini che hanno consentito di individuare la presenza di un folto gruppo di italiani, gambiani e senegalesi accusati di numerosi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti tra L’Aquila, Pescara e Roma.

E’ stato dimostrato come gli indagati abbiano immesso sul "mercato" locale ingenti quantitativi di eroina, circostanza confermata dalle intercettazioni telefoniche e dalle dichiarazioni rese da numerosi acquirenti.  
 



Gli spacciatori erano soliti rifornirsi di eroina nella capitale, dove si recavano con cadenza quasi giornaliera, utilizzando sia auto private che mezzi di trasporto pubblici: gli incontri con i fornitori extracomunitari avvenivano in zona Torre Angela, dove lo stupefacente veniva comprato a circa 50 euro al grammo.

Rientrati all’Aquila, consumavano parte della droga acquistata e ne rivendevano il resto, assicurandosi così disponibilità economiche per i successivi acquisti: in molte occasioni, erano gli stessi fornitori a partire da Roma per consegnare la droga in Abruzzo. In particolare, un indagato gambiano aveva preso in affitto un appartamento all’Aquila nel quale conservava la droga destinata alla distribuzione al dettaglio.

Le indagini, inoltre, hanno messo in luce il concreto pericolo rappresentato dalla scarsa qualità dell’eroina che, in alcune occasioni, provocava dei malori, tanto da far preoccupare gli stessi acquirenti/spacciatori che si lamentavano con il fornitore straniero perché l’eroina era stata “tagliata male” e, quindi, loro stessi ricevevano rimostranze dai "clienti": “Questa qua non va bene, non si riesce a lavora' bene... questa da' troppe lamentele.. troppe lamentele...”      

Gli accordi tra fornitori e spacciatori e tra spacciatori e "clienti" venivano presi telefonicamente o di persona, ricorrendo ad un linguaggio criptico: “due panini” erano due dosi di eroina, “un tavolo da quattordici e uno da otto” indicavano i quantitativi di droga da acquistare.

“L’importante operazione della Squadra mobile, realizzata grazie alla sinergia tra l’autorità giudiziaria e la Polizia di Stato - ha sottolineato il questore dell'Aquila, Gennaro Capoluongo - ha fatto luce su una preoccupante situazione legata al consumo e alla vendita di pericolose sostanze stupefacenti.
Il nostro massimo impegno sarà sempre finalizzato a garantire la sicurezza dei cittadini anche per evitare tragiche situazioni come quelle verificatesi nel recente passato. Non è possibile che delle vite umane vadano perse per la cupidigia di alcuni malfattori". 

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