A dieci anni dalla morte del giovane romano Stefano Cucchi, deceduto in ospedale mentre affidato allo Stato sottoposto alla custodia cautelare, aveva deciso di sfogarsi su Facebook, offendendo l'onore ed il decoro della Polizia (Corpo estraneo alla vicenda giudiziaria Cucchi) che si è costituita parte civile per i toni diffamatori comunque utilizzati.
La singolare vicenda giudiziaria che si trova in fase dibattimentale presso il Tribunale dell'Aquila, ha come protagonista M.G. di 52 anni (assistito dall'avvocato Francesco Valentini) il quale l'1 ottobre 2019, nel commentare i dieci anni dalla morte del giovane e alla vigilia della requisitoria del Pm romano sul filone riguardante i presunti depistaggi da parte dell'Arma, aveva scritto un post visibile a tutti: Sbirri di ... (e non i carabinieri sul quale la tormentata vicenda giudiziaria ha ruotato) che per vendicare il povero Stefano Cucchi devono sbranarvi in gabbia, adesso è quasi arrivato il vostro momento. Le mattine saranno lunghe e non vi devono dare tregua. Vi devono mangiare vivi.
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