Molesta dipendente e le infila soldi nel reggiseno, a processo imprenditore di 80 anni

Abruzzo. La donna chiede anche risarcimento di 90mila euro

Molesta la dipendente e le infila soldi nel seno: a giudizio imprenditore di 80 anni
di Alfredo d'Alessandro
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Mercoledì 8 Marzo 2023, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 08:27

È finito sul banco degli imputati, a Chieti; con le accuse di stalking, violenza sessuale e lesioni personali, ad accusarlo è una ex dipendente della sua impresa edile che nel processo è costituita parte civile, assistita dall'avvocato Luca Scampoli, e chiede un risarcimento dei danni di 90.000 euro.

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Molesta la dipendente e le infila soldi nel seno

Per l'accusa l'uomo, ben oltre gli 80 anni, si è reso protagonista di atti persecutori, importunandola sul posto di lavoro, con inviti e regali non graditi, apprezzamenti a sfondo sessuale relativi al seno, ma anche al tipo di costume che indossava al mare, toccandole fugacemente il posteriore dopo averle detto che avrebbe dovuto sculacciarla, chiedendole insistentemente baci o altri approcci e rimproverandola aspramente quando lei cercava di evitarla.

Episodi culminati con un tentativo di baciarla sulla bocca, dopo averla abbracciata proditoriamente e tenendole ferma la testa, senza tuttavia riuscirci per via della resistenza della donna, che invece, sempre secondo l'accusa, lui riuscì a baciare sulla guancia, toccandola su tutto il corpo e infilandole banconote di denaro nel reggiseno.

Vicende che alla ormai ex dipendente, provocarono stato d'ansia e cardiopalmo recita sempre l'imputazione.

LE ACCUSE

Ma sulle condizioni della donna c'è anche una consulenza di parte, redatta dal medico legale Giorgio Murmura, secondo il quale, ha detto rispondendo a una domanda, c'è causalità diretta fra danno certificato ed evento. Donna che quando si parlava dell'ambiente di lavoro, mostrava ansia, crisi di pianto e un atteggiamento dimesso.

Per una familiare dell'imprenditore, sentita come testimone, le cose andarono diversamente. All'epoca (i fatti risalgono a circa tre anni fa), l'impiegata le telefonò raccontandole, con tono leggero, quasi divertito, che il padre le aveva offerto 500 euro dicendole che si era innamorato di lei e voleva darle un bacio e che le aveva tirato un po' la maglia per farle prendere i soldi che lei però non prese. Certo è che da allora il rapporto di lavoro fra la dipendente che ci lavorava da anni, e l'impresa, si incrina e culmina nella lettera di dimissioni per giusta causa della donna. Diversa la versione dei fatti, per quel che concerne l'episodio dei 500 euro, da parte di un altro testimone, un familiare dell'imputato: si sarebbe trattato di un prestito, seguito a due richieste di anticipazione del Tfr, entrambe liquidate in busta paga, ma che tuttavia l'uomo, ritenendo di non aver più indietro la somma, si sarebbe ripreso subito con forza. Sarebbe questo l'episodio che ha preceduto il tentativo respinto di bacio e quello, invece, consumato. L'imputato, che ieri non era in aula, è difeso dagli avvocati Alessandra Picciani e Guido Brandimarte. Per la discussione il giudice Guido Campli ha fissato una nuova udienza.

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