Beato Sulprizio, nella basilica si rievocano i miracoli del santo

Beato Sulprizio, nella basilica si rievocano i miracoli del santo
di Davide De Amicis
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Lunedì 12 Novembre 2018, 09:51
Da ieri la santità di Nunzio Sulprizio la si può anche vedere, con l'arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti che ha posto l'aureola intorno al capo del simulacro che ne raccoglie le spoglie mortali, in un Santuario di Pescosansonesco gremito di autorità e fedeli. È stato poi il trentacinquenne di Taranto Pasquale Bucci a concludere il rito solenne, depositando nell'urna del santo anche il giglio dorato che ne rappresenta la purezza. Lui 14 anni fa, all'età di 21 anni, ha ricevuto il miracolo che poi avrebbe aperto le porte alla canonizzazione del Beato Nunzio. Una sera di maggio, mentre rientrava a casa con la sua moto, era stato urtato da una macchina che avrebbe cambiato la sua vita: «Ero caduto perpendicolarmente, di testa, dall'altra parte dell'auto - racconta Bucci - e nonostante il casco sono rimasto in coma per 40 giorni di cui non ricordo nulla, così come dei cinque mesi successivi».

Le sue condizioni erano critiche e nella migliore delle ipotesi Pasquale, a causa di un ematoma che non si riassorbiva, sarebbe sopravvissuto con un drenaggio permanente che avrebbe collegato il cervello al peritoneo. Ma la famiglia era devota del Beato Nunzio, il cui santino era nel portafoglio di Pasquale, e da Napoli venne fatta arrivare una sua reliquia che il padre portava ogni giorno al capezzale del figlio, pregando per la guarigione.

A quel punto è avvenuto ciò che la scienza non ha saputo e potuto spiegare, la guarigione miracolosa: «Una sera - racconta Giuseppe, il padre - un medico mi chiama chiedendomi di firmare un modulo, dicendomi che non c'era più bisogno del drenaggio». Da lì la guarigione completa del ragazzo, seguita da un lungo periodo di riabilitazione, mentre il clero locale gridava al miracolo. Un grido che per fortuna è stato raccolto dal postulatore della causa di canonizzazione, Padre Antonio Salvatore Paone, grazie a Pasquale che ha avuto il coraggio di raccontare il prodigio ricevuto, ma che minimizza: «Ho solo detto quello che mi è accaduto - afferma -, perché ci ho creduto e non sono rimasto a casa a ringraziare il Signore per conto mio, ma l'ho fatto testimoniando concretamente la grazia ricevuta dal Beato Nunzio». Successivamente l'arcivescovo Valentinetti, ricordando i 19 anni di San Nunzio e i 24 di San Gabriele dell'Addolorata e altri giovani santi abruzzesi, ha riflettuto su questi giovani modelli di santità: «Sono segni che devono scuoterci - sottolinea -, con cui il Signore ci dice che i giovani devono essere rimessi al centro della vita delle nostre comunità e della nostra società».

E il cammino verso la santità può essere intrapreso da tutti: «Ma prima - ricorda il presule - bisogna aderire e partecipare ai valori umani, perché non c'è santità senza umanità, e cristiani. Che questa partecipazione possa essere trasmessa da San Nunzio a tutti voi e a tantissimi giovani, perché il valore umano di interpretare le dimensioni della sofferenza e del rifiuto, hanno portato San Nunzio a far sì che questi valori diventassero virtù di fede e occasione di evangelizzazione».
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