Maurizio Costanzo, il dolore e i racconti della “sua” Ortona

Maurizio Costanzo, il dolore e i racconti della “sua” Ortona
di Daniela Cesarii
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Sabato 25 Febbraio 2023, 08:35

«Ho imparato tante cose in quegli anni, anni d'estate a Ortona». Ricordava cosi Maurizio Costanzo i suoi giorni passati in città su un suo articolo del 2020 apparso sul periodico Vanity Fair. Costanzo, romano, con origini ortonesi, giornalista, conduttore tv e radio, autore, regista e sceneggiatore, è scomparso ieri, a 84 anni. I nonni paterni, Nicola e Laura Primavera, erano ortonesi e lui era solito passare l'estate in città da ragazzino, negli anni del dopoguerra, come aveva fatto anni e anni prima il suo papà.

Nato a Roma il 28 agosto 1938 di nonni paterni abruzzesi di Ortona, figlio unico di Ugo (1896-1959), impiegato statale al Ministero dei Trasporti e di Jole De Toni (1903-1973), casalinga romana. Il padre Ugo era nato a Roma da Nicola (1855), impiegato, e Laura Primavera, casalinga. La famiglia Costanzo, partendo da Tommaso Antonio, padre di Nicola, fino all'antenato più antico rilevato, ossia Gennaro, erano invece tutti marinai e pescatori nel porto di Ortona. Sono giunti a Roma verso la fine dell'ottocento, infatti è in quel periodo che i Costanzo ortonesi si sono radicati nella Capitale. «Nonno Nicola faceva il mozzo su un peschereccio salpato da Ortona - raccontava - e che, non si sa come, era riuscito a superare lo stretto di Gibilterra per andare in Argentina.

«A Ortona ho imparato cos'era la guerra, con le case sventrate, con un castello bellissimo che guardava il mare dove però americani e tedeschi si erano combattuti a lungo. In quelle estati a Ortona ho scoperto cos'era la banda musicale che, in occasione della festa di uno dei due santi protettori della città, o san Tommaso o san Rocco, attraversava tutto il Corso e un grande privilegio dei ragazzini era quello di seguire la banda, facendo finta, in qualche modo, di farne parte. Chissà, forse in quegli anni avrò incrociato, senza rendermene conto, i primi occhi di una coetanea, forse avrò sentito un palpito, un sussulto, un'emozione.

La incrociai lungo il Corso, all'altezza della gioielleria di Antonio Seccia che era un conoscente della mia famiglia. Chissà dove sarà adesso quella ragazza diventata donna adulta. Mi auguro che la sua sia stata una vita felice». Costanzo nel pezzo ricorda anche le soste nei bar del centro. «Da adulto tornai da quelle parti e volli vedere la strada che il Re d'Italia Vittorio Emanuele III aveva percorso quando, lasciando il trono, raggiunse Ortona per imbarcarsi e poi fuggire all'estero».


Fu forse in quell'occasione, nel 1959, che Costanzo scrisse il suo articolo per il Corriere del mezzogiorno in cui descrive Ortona, a 15 anni dal termine della guerra, e in cui nota lungo il Corso «abitazioni moderne e funzionali che si danno di gomito con case rimaste in piedi solo di facciata» sottolineando come ci siano più bar e biliardi che case ricostruite. L'ultima volta che Costanzo torna a Ortona lo fa nel 1980 in occasione delle feste patronali di Perdono, nel mese di maggio, quando viene invitato dall'amministrazione comunale a prendere parte al corteo storico delle chiavi d'argento che è tutt'ora tra gli appuntamenti più sentiti dagli ortonesi. «Nell'occasione gli è stata conferita una medaglia d'oro, una decisione presa dal Consiglio comunale per premiare il lavoro di giornalista di Costanzo e una scultura dell'artista Aldo D'Adamo» come ricorda lo storico Elio Giannetti. «Fu allora che si pensò di conferirgli la cittadinanza onoraria atto che però non venne mai concretizzato». Costanzo ricorda quell'episodio: «Non importa. Quel che m'interessa è che, a distanza di tanti anni, io ancora pensi a quel ragazzino che camminava dietro la banda musicale in occasione della festa di San Tommaso o di San Rocco».
 

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