Un’ampolla posta al centro della basilica colma come un uovo riporta le preghiere dei ragazzi, alle prese con matematica e latino. Numerose le magliette che riferiscono i jingle degli studenti, sbarazzine, umoristiche e foriere di belle speranze, dal socratico “so di no sapere, un 60 per piacere” a un più godereccio viva l’etanolo, fino ad un motto imperscrutabile per molti in greco antico. Il tasso alcolico non raggiunge gli apici degli anni passati, l’ordinanza del divieto di vendere birra e vino è risultata efficace: al bar si consegnano solo cornetti, cappuccini e pizze, mentre qualcuno più sfacciato ingurgita di nascosto un po’ di alcol. Una ragazza è aiutata dal personale del 118 a vomitare, le prendono la testa e lei accasciata a terra si fa guidare.
Nello slargo tra il santuario e l’imponente Gran Sasso è tutt’un selfie e porchetta. A lato gli ambulanti restano seduti nelle sedie: «Al massimo si vendono penne da 50 cent, nulla di più, so’ ragazzi». Dinanzi un palco con la musica a palla di Nirvana e Queen con la catatonica “We will rock you”: «No la confessione no» è l’esclamazione di molti all’invito del frate dal palco che per tutta riposta prosegue annunciando un brano degli Oasis. Dentro il santuario coi quattro lati completamente ricolmi di ragazzi in magliette verdi, bianche e rosse, zeppe di scritte e lazzi, il vescovo di Teramo consuma la sua omelia: «Possiamo cambiare la nostra vita guardando al futuro con fiducia se facciamo l’esperienza di San Gabriele» annuncia solennemente dall’ampio sagrato di marmo. Ricorda alle migliaia di studenti che l’entusiasmo è alla base di ogni comportamento che poi possa produrre frutti: «Poi ci pensa Gesù a tirar fuori le vostre migliori capacità. Lui vi ama, affidatevi alle sue mani».
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