Luca ucciso a Roma, il funerale forse in Abruzzo

Luca ucciso a Roma, il funerale forse in Abruzzo
di Federica Farda
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Sabato 26 Ottobre 2019, 10:25
Un nugolo di case intorno alla fontana del paese: la via principale è la statale 260, a valle Montereale, a monte Amatrice. Questo è Cavagnano una delle 27 frazioni del comune di Montereale. Un borgo, quasi disabitato ora, e che si ripopola nel mese d’agosto e che in un prossimo futuro potrebbe ospitare la tomba di Luca Sacchi, il ragazzo ucciso a Roma.

Una delle case che si riapre in estate è quella della famiglia di Luca Sacchi, il giovane morto nel tentativo di difendere la fidanzata. Quante volte Luca, da bambino, da adolescente e poi da ragazzo 24enne si sarà seduto sul bordo di quella fontana a fantasticare il suo futuro. Un domani fermato da un colpo di pistola alla testa. Le case di Cavagnano ora sono quasi tutte chiuse, qualcuna per il terremoto, la maggior parte perché rientrati nella Capitale dopo le ferie estive e ritornati alle proprie attività. Lavoro che per i monterealesi trapiantati a Roma si coniuga con ristorante più che con edilizia.

I ristoratori storici di Roma sono di Montereale, come il papà di Luca, Alfonso, proprietario della “Taverna Le Coppelle” a pochi passi da piazza Navona e dal Pantheon. Il sindaco Massimiliano Giorgi dice: «Non si può morire così a 24 anni. Il mio auspicio, ora, è che i colpevoli possano riflettere in carcere su quello che hanno fatto, per tutto il tempo che gli sarà assegnato dalla Giustizia. Nessuno ci ridirà più Luca ma sarebbe un avvertimento per reprimere gesti analoghi e un segnale forte per chi quotidianamente si impegna nel reprimere i reati». Luca, forse, ma ancora contatti ufficiali non ce ne sono stati come non c’è stato tempo materiale, riposerà nel cimitero della Madonna in Panthanis, la chiesa in cui ha ricevuto la Cresima, lo ricorda ancora bene don Serafino che rammenta anche l’ultimo incontro di questa estate: «Era venuto in paese con la sua ragazza, conosco anche lei. Una famiglia, tutta a iniziare dalla nonna Margherita che accudisce con cura e premura il marito invalido, per bene, benvoluta e la loro sensibilità etica, morale e religiosa la si ritrova nell’ultimo gesto fatto in nome di Luca: superare il proprio dolore e pensare agli altri come dimostra la volontà a donare gli organi».
 
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