Giuseppe Gelsomino, archiviato il caso nel marinaio morto per un colpo di pistola. I genitori: «Allucinante»

Resta in piedi solo la pista del suicidio come ragione della morte del marinaio. L’avvocato: «Contraddizioni enormi, mancano le impronte sull'arma». Il perito ha rinunciato all'analisi sul telefono

Giuseppe Gelsomino, archiviato il caso nel marinaio morto per un colpo di pistola. I genitori: «Allucinante»
di Walter Berghella
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Domenica 4 Giugno 2023, 10:11

Una vita spezzata a 21 anni e una giustizia che non è arrivata. Forte delusione dei familiari per la definitiva archiviazione da parte del gip di Brindisi della misteriosa morte del marinaio Giuseppe Antonio Gelsomino, 21 anni, di Lanciano, in provincia di Chieti, graduato di 2a classe (Vfp1), deceduto il 6 agosto 2021 per un colpo di pistola alla testa sulla nave Staffetta ancorata al porto di Brindisi. La locale procura aveva già chiesto per due volte l’archiviazione. Il gip aveva cercato in tutti modi di chiarire la tragedia restituendo gli atti al pm, rigettando la prima richiesta e stabilendo l’integrazione d’indagine. Ma non sarebbe emerso nulla di nuovo, neppure dai tabulati telefonici. Ultima chiamata quella della fidanzata. E non ci sono tracce di messaggistica. Il legale di famiglia, l’avvocato Daniela Giancristofaro, ha di nuovo chiesto al gip di pronunciarsi contro l’archiviazione con altre indagini, ma adesso tutto si è arenato. «Il gip dice che non ci sono elementi per proseguire l’indagine contro ignoti per istigazione al suicidio - dice l’avvocato Giancristofaro -. La magistratura fa intuire che possa essersi trattato di suicidio. Ma le contraddizioni sono enormi. Troppe cose sulla scena della disgrazia non tornano, a partire dalla mancanza di impronte sulla pistola e poi non si è potuto aprire il telefonino di Giuseppe per capire con chi abbia parlato e messaggiato per ultimo o nelle ore precedenti la morte. Anche il Ctu di Brindisi ha rinunciato all’incarico».


ACCERTAMENTI
L’ultima speranza di riaprire il caso potrebbe arrivare da una società informatica specializzata di Pescara a cui la famiglia Gelsomino ha consegnato il telefonino Samsung del figlio per analizzarlo entro sei mesi. «Se usciranno elementi nuovi insisterò col gip affinché il caso si riapra» preannuncia l’avvocato Giancristofaro. Ma lo scoramento in casa Gelsomino è forte. Papà Paolo, mamma Daniela, la sorella Giorgia hanno una ferita dolorosa e ancora aperta nel cuore. Troppi misteri sulla scomparsa del giovane che quella pistola non doveva averla, era un marinaio disarmato, così come non aveva le chiavi dell’armadietto che la custodiva. Sull’arma, una Beretta calibro 9, neppure l’esame del luminol della Scientifica ha fatto esaltare sulle superfici contatti papillari di chi l’ha maneggiata. Fallite pure le indagini dattiloscopiche. «La nostra delusione è forte – dice papà Paolo – ma continuerò ad andare avanti fino a ottenere giustizia dallo Stato che finora non me l’ha data. L’archiviazione è una notizia allucinante. Giuseppe è stato ucciso due volte. Le contraddizioni d’indagine hanno pesato solo a nostro sfavore. Perdere un figlio in quel modo è una cosa indescrivibile e atroce».
 

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