Lanciano, Giuseppe in coma per un pugno, il rom ha confessato: «Io minacciato, ho reagito»

In coma per un pugno, la fidanzatina: «C'erano cento ragazzi, nessuno ha aiutato Giuseppe»
di Walter Berghella
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Giovedì 22 Ottobre 2020, 11:39 - Ultimo aggiornamento: 16:39

Ha ammesso di aver sferrato il pugno che ha mandato in coma Giuseppe Pio D'Astolfo il 13enne rom di Lanciano denunciato per l'aggressione. Il minorenne è stato interrogato questa mattina ed ha fornito la confessione. «Mi sono sentito minacciato e ho reagito tirando un pugno a Giuseppe Pio D'Astolfo, che poi è caduto a terra».

In coma dopo un pugno, i medici provano a svegliare Giuseppe. E' stato picchiato per la musica troppo alta

C’era un centinaio di giovani alla movida di sabato scorso all’ex stazione Sangritana ma nessuno ha alzato un dito per proteggere Giuseppe, 18 anni, in coma indotto all’ospedale di Pescara per un pugno ricevuto alla tempia sinistra. Lo conferma la fidanzata, di 17 anni, sentita dai carabinieri. «Nessuno dei presenti ha aiutato il mio fidanzato; sono stata io a soccorrerlo e a portarlo a casa dove poi ha avuto il malore peggiore, dopo il pugno ricevuto, e si è accasciato a terra. Quando sono giunta sabato notte in stazione – aggiunge la ragazza - ho visto che cadeva a terra, mentre la gente urlava e scappava. Sono rimasta sola e nessuno mi ha dato una mano. Aveva due ferite alla testa. Quanto ha aperto gli occhi l’ho portato a casa ed era già gonfio. Col suo amico condòmino abbiamo poi chiamato il 118.

Da sabato non mangio né dormo. Non l’ho più visto da quella sera e l’ultima cosa che ho fatto è avergli dato un bacio in fronte. Prego tutti i giorni per lui. Speriamo sia solo un brutto ricordo».

In attesa del risveglio del giovane i famigliari gli sono vicini; la madre Paola Iasci, il padre Giuseppe D’Astolfo e la sorella Sara che dice: «Prima dell’aggressione mio fratello ha invitato l’altro gruppo a smetterla e li ha invitati a bere qualcosa insieme. Lui è un gigante buono».

Sul fronte d’indagine si fa serrata l’attività dei carabinieri che cercano di blindare l’inchiesta dopo l’identificazione del gruppo dei cinque assalitori, tra cui un tredicenne che avrebbe sferrato il pugno alla testa. Possibile ma non confermato l’uso di tirapugni. Gli altri denunciati sono due ragazzi di 14 anni e due maggiorenni, di 18 e 30 anni. I denunciati appartengono a una stessa cerchia famigliare rom. Con attività senza sosta i carabinieri, diretti dal maggiore Vincenzo Orlando, cercano di capire il ruolo svolto da ognuno di loro.

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