«Ho mal di schiena». Paziente muore a 56 anni: Asl condannata a pagare 400mila euro ai figli

Visitata all'ospedale di Lanciano dove è arrivata con forti dolori, trasferita nel nosocomio di Vasto, in serata, è deceduta per una sindrome aortica acuta

«Ho mal di schiena». Paziente muore a 56 anni: Asl condannata a pagare 400mila euro ai figli
di Walter Berghella
4 Minuti di Lettura
Sabato 11 Marzo 2023, 10:38

Morì a 56 anni dopo essere passata per gli ospedali di Lanciano e Vasto, in provincia di Chieti. Poco più di 12 ore di visite e diagnosi che non hanno dato affatto conto di cosa soffrisse la paziente di Lanciano, spirata al nosocomio di Vasto, passata la mezzanotte dell’8 marzo 2011. A Lanciano le faceva male la schiena e non stava dritta, a Vasto, in serata, spira per sindrome aortica acuta. Alla fine bastava un esame del sangue. Ora il Tribunale civile di Chieti ha accertato la responsabilità sanitaria della Asl Lanciano - Vasto - Chieti che dovrà risarcire i due figli, maschio e femmina, per quasi 400 mila euro. La sentenza, depositata il 3 marzo, è del giudice Gianluca Falco. Asl condannata anche alle spese processuali e di lite.

Schianto in auto, muore a 48 anni l'infermiere Luca Materassi: lascia due figli


Una vicenda molto lunga per dare giustizia agli eredi della vittima, patrocinati dall’avvocato Alessandro Di Martino. Quel triste giorno la paziente frentana era entrata al Renzetti verso le 10.13 per una sintomatologia caratterizzata da lombalgia, associata a riduzione di forza a carico degli arti inferiori. Visita prima al pronto soccorso poi al reparto di Neurologia, dove non c’era neppure un posto letto disponibile. I familiari prendono così la madre e nel pomeriggio la portano a Vasto in ambulanza. All’ospedale San Pio la donna muore a mezzanotte e mezza per una sindrome aortica acuta. A vuoto ogni tentativo di rianimarla. All’esame obiettivo d’ingresso veniva riscontrato condizioni generali buone della donna e seguirono altri accertamenti strumentali. Dopo il decesso della donna i sanitari di neurologia vastese hanno chiesto alla direzione sanitaria l’esecuzione di un esame radiografico total body post mortem a scopo diagnostico. All’esito dell’indagine la diagnosi fu "dissezione aorta addominale - toracica". Fibrillazione ventricolare. Per accertare le responsabilità mediche il Tribunale ha nominato un collegio peritale composto dal dottor Ildo Polidoro, specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni, direttore Uoc Medicina Legale Asl di Pescara, e dal dottor Giulio Di Matteo, specialista in Chirurgia Vascolare e Dirigente Medico Uoc sempre della Asl pescarese.

In giudizio la Asl frentana ha contestato la fondatezza degli avversi addebiti di responsabilità, assumendo la piena correttezza dell’operato dei propri sanitari, la impossibilità, nella specie, di diagnosticare una dissecazione dell’aorta sussistendo elementi che corroboravano la diagnosi di lombosciatalgia. E in ogni caso il difetto di prova degli elementi costitutivi delle domande risarcitorie avanzate.

L'Aquila, muore a 14 anni in casa: colto da malore nella notte. Alcuni anni fa aveva perso il padre in un incidente


Per il Tribunale «la mancanza di una adeguata valutazione diagnostica differenziale della sintomatologia presentata dalla paziente, ha generato una cascata di eventi che hanno condotto verso una direzione errata che ha allontanato, nel breve tempo a disposizione, i sanitari dalla diagnosi propria effettuata solo post mortem». Né a Lanciano né a Vasto furono eseguite indagini di laboratorio volte ad indagare la crasi ematica della paziente, né, ad esclusione dell’esame radiografico del rachide, fu eseguito un esame Eco-color Doppler vascolare benché la paziente lamentasse una improvvisa limitazione dell’autonomia di marcia e della stazione eretta. Furono omesse indagini diagnostiche di base. «Nel caso esame – dice la sentenza - bisogna essenzialmente considerare che la condotta omissiva, colpevolmente tenuta dai sanitari, ha cagionato la morte della paziente mentre una diversa condotta, vale a dire una diagnosi corretta e tempestiva e adeguato trattamento, ne avrebbe consentito la guarigione chirurgica e clinica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA