Il marito, insomma, avrà pur avuto il perdono della moglie, ma dovrà tornare a stare lontano da lei così come il giudice ha stabilito. A confermare le accuse il figlio 24enne della coppia, che subito dopo il diploma ha lasciato casa: «Quando io ho avuto bisogno, lui non c’è mai stato per me» ha detto. «Ci sono cresciuto con questi episodi di ingiurie e minacce dentro casa». Ma quello contestato nel capo d’imputazione avvenuto lo scorso 17 marzo sarebbe avvenuto proprio perché «mio padre si doveva sfogare con qualcuno dopo che aveva discusso con me», racconta il giovane. «Quel giorno mio padre ha messo le mani al collo a mia madre, io me ne sono accorto solo dopo, ma a quel punto ho detto che doveva chiamare i carabinieri».
Dai suoi racconti emerge uno spaccato di vita doloroso con quel padre che in casa diceva sempre: «Io comando». Da bambino anche a lui è capitato di essere picchiato, ma questo non fa parte dell’imputazione, è storia troppo vecchia. E così emergono altri episodi in cui pure sua madre ha subito altre violenze fisiche per difenderlo. «Negli anni ho visto cambiare mio padre – prosegue – sempre più questo senso di dominio e sopraffazione». Eppure il 24enne, che nel frattempo si sta facendo una propria vita altrove in cerca di lavoro, parla di sua madre come di "una donna dal carattere forte" che ha sempre risposto a tono al marito. Lo ha denunciato per quelle lesioni e minacce, ma ora lo ha perdonato e gli ha riaperto le porte di casa anche trasgredendo pure lei ad una misura di un giudice.
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