L’Aquila, Vecchioni a petto nudo parla di felicità

L’Aquila, Vecchioni a petto nudo parla di felicità
di Daniela Rosone
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Lunedì 18 Novembre 2019, 16:46
L’AQUILA - Il concetto di felicità? Lo spiega un Professore d’eccezione agli aquilani: Roberto Vecchioni, e lo fa a petto nudo su un tavolinetto di Scienze Umane dove incontra studenti dell’Ateneo e del liceo classico.

Docente, cantautore, scrittore e intellettuale sempre coerente, le sue prime parole sono d’amore per L’Aquila. “Amo questa città - dice - e per me è sempre un onore essere qua”.

Solo pochi giorni fa c’era stata in città la presentazione del libro della sua compagna di vita Daria Colombo che qui aveva fatto conoscere un altro libro nel 2010 quando lui fu ospite della Perdonanza.

La felicità Vecchioni la spiega agli studenti partendo dal suo libro “La vita che si ama” e dal mito di Prometeo. Cambia il concetto di tempo che diventa verticale, una sorta di controaltare a quello che pensiamo scorrere in avanti.

La felicità che non è serenità, ne è solo la brutta copia ma è la vita stessa nell’attraversare i dolori e le tempeste. Storie di felicità che si intrecciano all’amore per la famiglia, per la sua compagna, una sorta di ballata a parole anche se sembra di sentire le sue note, con un finale dedicato alla mamma di cui parla anche agli studenti.

Nella felicità per il Professore c’è tutto, gioia e dolore. “Felicità è vivere - afferma - e non c’è altra definizione”. Raccoglie applausi quando rimane a petto nudo per raccontare la tragedia di Eschilo di Prometeo, punito da Zeus per aver voluto insegnare agli uomini ad essere liberi.

”Tra un pó mi rivesto - scherza - è per farvi capire la sofferenza di Prometeo sulla montagna mentre un’aquila gli mangia il fegato”. Soffre ma sa che ha dato una novità agli uomini. Gli insegna a non aver paura della morte, infilando nei loro cuori speranze cieche. “Nessuno è libero - aggiunge - se non è padrone di se stesso e la dimensione dell’uomo è quando accetta questa misura. Tutti sappiamo che dobbiamo morire, che il mondo è dominato da inganni, ma abbiamo pure un immenso bagaglio di speranze cieche come arte, bellezza, meraviglia, cose che allontanano la morte. Questo è il senso della felicità”.

Vecchioni pensa che molti dolori siano in realtà una maschera della felicità. Come se qualcuno ti dicesse: ora ti provo, vediamo se hai così tanta voglia di essere un uomo o una donna. E qui parla dei suoi tre tumori. “Non ho mai provato un dolore - dice - che poi non avesse una riscossa. Noi siamo uomini, non siamo evanescenti, abbiamo braccia cuore e anima, armi che passano sopra anche a queste cose qua.

Due ore di emozione e cultura grazie alla rassegna Gong-oh di Federico Vittorini con L’idea di Clèves e Paolo Talanca. Presente la docente dell’Ateneo Valeria Merola. 
 
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