È nata al San Salvatore la prima bimba ucraina rifugiata in Abruzzo

È nata al San Salvatore la prima bimba ucraina rifugiata in Abruzzo
di Marianna Galeota
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Domenica 3 Aprile 2022, 10:17

E’ venuta alla luce tra venerdì e sabato, alle 3.05, nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale San Salvatore dell'Aquila, la piccola Zlata, figlia di una donna ucraina fuggita dalla guerra nelle scorse settimane. La bimba e la madre sono in buona salute e la donna ha partorito con parto naturale assistita dall’ostetrica Claudia Carosi, dalla ginecologa Ilaria Colagrande e dalla neonatologa  Cecilia Di Natale. Ad assistere la donna, la madre che parla italiano e ha potuto così aiutare il personale sanitario nelle vesti di “traduttrice” oltre che come supporto a sua figlia.

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La donna è arrivata all’Aquila circa un mese fa, viaggiando per lunghe ore in auto ed è stata subito presa in carico dal personale del reparto che l’ha assistita di settimana in settimana. «Quando è arrivata era davvero molto provata e presentava contrazioni, probabilmente dovute allo stress del lungo viaggio, ma devo dire che è stata ben seguita in Ucraina - afferma il primario di Ginecologia il professor Maurizio Guido - L’abbiamo presa subito in carico, bypassando la burocrazia in accordo con la direzione della Asl, non avendo ovviamente con sé tessera sanitaria e documentazioni necessarie. Si è affidata al nostro personale che l’ha subito accolta e seguita passo passo nelle fasi finali della gravidanza. Abbiamo scelto di indurre il parto a 38 settimane perché iniziava ad avere dei problemi di pressione, quindi è stato necessario un parto un po’ prima del termine, ma è andato tutto molto bene. La bambina è in salute e anche la mamma. La donna ha avuto il supporto di sua madre che le è stata vicina in sala parto, mentre il suo compagno è dovuto rimanere in Ucraina».

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«Stiamo seguendo anche un’altra donna arrivata dall’Ucraina, incinta alla trentottesima settimana - aggiunge - Abbiamo preso in carico anche lei all’incirca un mese fa. Il nostro reparto è aperto ad accogliere altre donne ucraine se ce ne sarà bisogno. Diamo la nostra piena disponibilità, mettendo a disposizione tutte le nostre competenze, in questo momento storico così difficile per il popolo ucraino. Abbiamo fatto in modo, in questo momento di emergenza, che queste donne che sono comunque considerate extraeuropee, sprovviste inoltre di documenti o impegnative, possano avere una corsia preferenziale nell’assistenza, senza passare per tutte quelle lungaggini burocratiche che sono previste in una condizione normale».
Il personale del reparto, passata l’emergenza covid in cui si è ritrovato a gestire anche 4 pazienti positive al giorno, spesso non vaccinate, è rientrato ora in un regime quasi ordinario. «Oggi le donne sono più consapevoli dell’importanza della vaccinazione in gravidanza, quindi le gestanti positive che prendiamo in carico sono quasi tutte vaccinate e presentano pochi sintomi o addirittura sono asintomatiche», conclude Guido.

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