L’Aquila, il jazz infiamma L’Aquila e cambia forma

L’Aquila, il jazz infiamma L’Aquila e cambia forma
di Daniela Rosone
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Lunedì 2 Settembre 2019, 17:49
L’AQUILA - "Una costruzione fatta giorno dopo giorno, anno dopo anno, tanti mattoni che si mettono insieme e non necessariamente quelli delle case che si stanno ricostruendo laddove poi il senso della nostra manifestazione è anche far vedere luoghi nuovi dove l’anno scorso non si poteva entrare e dove oggi attraverso la musica dimostriamo che sono finalmente riabitabili". Così il maestro Paolo Fresu, direttore artistico de “Il Jazz Italiano per le terre del sisma” nell’aprire la domenica di jazz in città con il doveroso omaggio alle vittime del sisma.

Il concerto di Emanuela Di Benedetto dinanzi alla Casa dello Studente, con tantissima gente che ha voluto esserci, ha dato il via ad una domenica intensa e partecipata con più di 200 musicisti dislocati in vari luoghi della città e ben 20 postazioni di concerto. E in centro si è visto anche Gegè Telesforo, cantante compositore e conduttore conosciuto al grande pubblico per la sua partecipazione alle trasmissioni di Renzo Arbore, grandissimo appassionato di jazz e fusion. 

Questo dopo il grandissimo successo anche in termini di partecipazione del concerto di Ornella Vanoni in piazza la sera prima. "Siamo felici - afferma Fresu nel tracciare un bilancio - di vedere che questa manifestazione cresce nel tempo ed è sempre più apprezzata da aquilani e turisti. Del resto si porta dietro tanti significati, in primis quello della solidarietà ma è stato anche importante per il mondo del jazz che si conta e cresce".

Il maestro Fresu spiega come la nascita della Federazione Nazionale “Il Jazz Italiano” sia stata quasi in concomitanza con gli eventi del jazz all’Aquila ma ci sarà un nuovo corso e per cui, lui che è anche presidente della Federazione, lascerà la direzione artistica ad altri.

"È giusto così e ne sono contento - dichiara - ci piace l’idea di un direttore artistico diverso ad ogni edizione per far sì che ci sia una rotazione tra musicisti che permetterà a questo festival di avere una visione diversa del progetto musicale, molto più ampia, partecipata e democratica".

Il festival si può definire il più grande d’Italia a ragione: in cinque edizioni circa 3000 musicisti coinvolti e tantissimi concerti fatti in un solo giorno e quest’anno in due per la prima volta, come per la prima volta si è scelto un claim: le donne del jazz. Sui vari palchi allestiti in città ci sono state cantanti e musiciste jazz per lo più. "Lasciamo qui un pezzo di cuore - conclude - e riceviamo un cuore enorme. Camminando per strada vengo fermato dalle persone in continuazione che mi salutano e ringraziano. Ma il grazie lo diciamo noi agli aquilani".

Piena la Basilica di Collemaggio per il suo concerto con Daniele Di Bonaventura e i Virtuosi Italiani. Posti in piedi per ascoltare uno degli appuntamenti più attesi, Back to Bach, un concerto che ha fatto sognare, suoni soffici e in mezzo la forza della sua tromba in un tripudio di emozioni uniche. Ovazione per i musicisti da parte della gente che ha ritrovato anche un luogo finalmente recuperato e fruibile in tutta la sua bellezza che, poco prima, aveva ospitato un matrimonio.

Soddisfatto e presente alle iniziative il sindaco Pierluigi Biondi. Il Festival dalla prossima edizione viene preso in carico dal Comune con l’organizzazione chiaramente della Federazione. << Un festival che segue il cammino della città e si trasforma - dice - così come la città si trasforma. La Siae sosterrà le prossime edizioni e devo dire che il tempo inclemente ha dimostrato che la gente aveva voglia di partecipare e vivere la città lo stesso. È stata un’estate ricca e di grande spessore culturale questa, non è solo l’evento in se che porta gioia e cultura in città ma io credo che ognuno dei presenti, che sia aquilano o turista e ne vedo tanti oggi, possano essere dei piccoli ambasciatori della città che sta rinascendo >>.


L’atmosfera che si è respirata all’Aquila è stata festosa, come in ogni edizione. Il tempo sicuramente ha un pó influito sulle presenze ma non sulle manifestazioni perché era previsto comunque un piano b e per cui alcune esibizioni sono state spostate in luoghi al coperto. Dalle 15 in poi ci sono stati spettacoli un pó ovunque e l’allegria portata in strada dalla Street band Girlesque, ovviamente formazione tutta al femminile, ha coinvolto tutti in un grande abbraccio. Per tanti aquilani è stata pure l’occasione per riscoprire piazze, vicoli e cortili. Tante jazziste si sono alternate negli spettacoli: Stefania Tallini, Leila e Sara Shirvani, Perla Cozzoni. Molto apprezzato l’appuntamento con Maria Pia De Vito e il quartetto Alborada. Grande spazio è stato dato ai giovani musicisti in questa edizione. Presenti la Big Band del Conservatorio di Pescara, la Big Band del Conservatorio Casella e l’orchestra nazionale jazz dei Conservatori italiani. Per la prima volta il Jazz all’Aquila ha creato un ponte con la scuola e l’auditorium del parco ha ospitato i laboratori dell’orchestra e del coro della scuola Dante Alighieri.

Palazzi bellissimi e storici come il Lucentini-Bonanni, il Cappa-Cappelli e palazzo Carli si sono aperti per ospitare le esibizioni del jazz al femminile. All’Auditorium di Renzo Piano tanti applausi per Ada Montellanico, una delle più grandi cantanti del jazz italiano, che ha omaggiato con la sua esibizione da brividi Abbey Lincoln in un appuntamento che doveva essere ospitato inizialmente in Piazza Chiarino. Anche gli spettacoli di Largo Tunisia, a causa del maltempo, sono stati spostati nella facoltà di Scienze Umane. Per tutta la giornata anche i più piccoli sono stati impegnati in varie attività con dei laboratori ospitati dall’Hotel Castello.

A chiudere la grande maratona jazz che saluta e da l’appuntamento al prossimo settembre il concerto, anche qui sold out, di Fabio Concato e il trio di Paolo Di Sabatino. Azzeccata la scelta di unire al jazz più puro anche artisti pop. Piazza Duomo ancora vestita a festa per la Perdonanza appena conclusa ha raccolto applausi, sorrisi e buona musica in uno scenario unico che parla di rinascita e ricostruzione anche attraverso le note.

E come diceva Italo Calvino “il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi”. Il jazz italiano prosegue nel suo cammino dunque con la consapevolezza che qualcosa sia cambiato, fuori e dentro di esso. Come L’Aquila, del resto, che saluta, ringrazia e già pensa alla prossima edizione quando si cambierà, in un certo senso, pelle ma senza cambiare il senso della manifestazione. Perché come ha più volte ribadito il sindaco Biondi il jazz ama L’Aquila e L’Aquila ama il jazz. 
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