Pazienti Covid derubati di collane e fedi nuziali: l'infermiera confessa cinque furti

Pazienti Covid derubati di collane e fedi nuziali: l'infermiera confessa cinque furti
di Marcello Ianni
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Giovedì 11 Novembre 2021, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 10:53

Ha ammesso cinque dei sei furti a lei contestati, commessi in ospedale, all'Aquila, ai danni di ignari anziani ricoverati nei reparti di Geriatria e Covid, ma non il sesto, quello che avrebbe portato, come conseguenza, al decesso di un’anziana ricoverata. Si tratta di Antonella P., 40 anni dell’Aquila, infermiera prima presso il reparto di Unità Complessa di Geriatria e Lungodegenza dell’ospedale aquilano, poi in quello Covid-19. È accusata di essersi approfittata del periodo pandemico (e dunque dell’assenza di famigliari dei ricoverati) e più in generale della minorità fisica degli anziani ospiti della struttura sanitaria, per mettere a segno sei furti di oggetti in oro (tra anelli, fedi nuziali, collane) di proprietà dei pazienti. Condotte che in un caso avrebbero portato addirittura alla morte di Lidia C., colta da stress e forte dispiacere, quando, con l’aiuto del figlio che ha poi fatto scattare l’arresto, si è accorta di essere stata derubata di una collana che le era stata regalata dal marito deceduto.

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Ieri l’indagata, assistita dagli avvocati Francesco Valentini ed Enrico Marinucci, è comparsa dinanzi al Gup per patteggiare la pena di un anno e mezzo. Chiesto invece per il sesto furto e per il reato di autoriciclaggio il rito abbreviato che verrà discusso in un’altra udienza, nella quale è prevista l’audizione dell'infermiera e del coniuge, aquilano di 44 anni, anche lui indagato in concorso per lo stesso reato, quello cioè di aver rivenduto alcuni oggetti preziosi ai compro oro della città. Nel corso dell’udienza di ieri il gup, Guendalina Buccella ha rigettato (come richiesto dallo stesso avvocato Francesco Valentini) la costituzione di parte civile avanzata dall’Ordine degli Infermieri ed ha citato per la prossima udienza il responsabile civile, ovvero la Asl. Sempre nell’udienza di ieri si sono costituite alcune parti civili (i famigliari degli anziani ricoverati e derubati dall’indagata) rappresentati dall’avvocato Vincenzo Calderoni. La donna era finita inizialmente agli arresti domiciliari e poi rimessa in libertà in quanto le contestazioni mosse sono avvenute tutte nell’esclusivo ambito lavorativo e rea confessa, (tranne del furto che ha portato alla morte di Lidia C.) si è autosospesa dal lavoro per affrontare la vicenda portata avanti dagli agenti della sezione di polizia giudiziaria della Polizia in servizio presso la Procura insieme ai colleghi del posto fisso di polizia all’ospedale. 

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