L’Aquila, come funziona il sistema idrico: acquedotti, sorgenti e qualità delle acque

L’Aquila, come funziona il sistema idrico: acquedotti, sorgenti e qualità delle acque
di Daniela Rosone
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Mercoledì 20 Novembre 2019, 14:59
L’AQUILA - Come viene gestito il servizio idrico, quali sono gli acquedotti e le sorgenti esistenti, cosa avviene in caso di rotture e come viene monitorata la qualità dell’acqua?

Dopo il danno all’acquedotto del Gran Sasso che ha lasciato alcune zone della parte est a secco per qualche giorno, i cittadini se lo chiedono. La Gran Sasso Acqua gestisce il servizio in 31 Comuni, alimentati da sorgenti e acquedotti diversi.

Alcuni sono interconnessi, alimentano cioè zone diverse in caso di aumento di portata o necessità. Sono l’acquedotto del Gran Sasso, il Chiarino, i pozzi di acqua Oria a S.Vittorino, le sorgenti di S.Giuliano e Pile.

Oltre a questi ci sono gli acquedotti non interconnessi: ex Citt che alimenta le zone di Montereale e Cagnano, il Rio Pago gestito dal Cam di Avezzano in cui c’è acquisto di acqua da parte di Gsa per alimentare Rocca di Mezzo e l’acquedotto di Villa S.Lucia.

L’acquedotto del Gran Sasso è quello che alimenta la maggior parte dei territori gestiti da Gsa con una popolazione di oltre 65 mila persone, si estende nella parte est della conca aquilana ( da Ocre a S.Benedetto in Perillis coinvolgendo oltre L’Aquila 21 Comuni) e percorrendo anche la valle subequana sino a rifornire alcuni Comuni dell’Ato n.3. Il valore medio prelevato dalla sorgente del Gran Sasso si aggira sui 14.500.000 metri cubi.

L’acquedotto del Chiarino serve la zona ovest: Arischia, Preturo, Sassa, Roio, i Comuni di Lucoli, Scoppito e Tornimparte. Il valore medio annuo prelevato dalla sorgente è pari a 3.470.000 metri cubi. A San Vittorino ci sono sei pozzi in funzione. L’impianto ha una condotta che dal campo alimenta il serbatoio di nuova costruzione di Monte Caliglio della capacità di 10 mila metri cubi, dal quale con una condotta adduttrice si alimenta per la città dell’Aquila il serbatoio a San Giacomo. Acquedotto che si interconnette con quelli di Gran Sasso e Chiarino. È però da considerarsi di emergenza per zona centro ed ovest della città e frazioni vicine come Sassa o Preturo, quando Chiarino è in magra.

La sorgente di San Giuliano risale al 1910 e alimenta la rete idrica nella parte bassa dell’Aquila. La sorgente di Pile è del 1931, le acque vengono convogliate in due vasche di sedimentazione per poi essere sollevate attraverso la stazione di pompaggio verso il serbatoio di Roio Monteluco e San Giuliano. Alimenta Roio e frazioni in caso di magra del Chiarino e se necessario San Giuliano.

L’Aquila centro storico quindi si approvvigiona con l’acquedotto del Gran Sasso e se necessario con i pozzi di Acqua Oria e anche zona est e frazioni. A ovest Santanza, San Sisto o stazione si alimentano dalle sorgenti di San Giuliano. Pettino, Cansatessa e Coppito dai pozzi di Acqua Oria, frazioni come Sassa, Preturo, San Vittorino e Roio come si diceva dal Chiarino, se necessario prendono però dai pozzi di San Vittorino e Pile.

In caso di rottura i disagi più gravi si verificano se questo avviene presso il punto di captazione. Se la rottura avviene a valle delle varie diramazioni presenti l’acqua in sostanza va a mancare solo in una zona circoscritta. Se la rottura è più vicina alle sorgenti coinvolge più utenti così come è stato per il danno recente, più si allontana e minori sono le zone interessate dalla sospensione.

Il monitoraggio delle acque è essenziale, si fa in virtù dei metri cubi di acqua prelevata. Sull’acquedotto del Gran Sasso il controllo è settimanale, negli altri si fanno controlli 2 volte l’anno sulla captazione, sul serbatoio e sui punti di prelievo come ad esempio le fontane pubbliche. 
 
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