Jazz, la promessa di Franceschini
«Festival all'Aquila ogni anno»

Franceschini all'Aquila con Cialente e Pezzopane
di Stefano Dascoli
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Lunedì 7 Settembre 2015, 11:45
L'AQUILA - Non ce l’ha fatta il ministro Dario Franceschini a resistere.



Lui, deus ex machina della grande maratona del jazz di ieri, ha deciso di tuffarsi direttamente nel clima dell’evento con un blitz a sorpresa all’Aquila. Il sindaco Massimo Cialente l’ha atteso a Porta Napoli, intorno alle 19.15, per un incontro e un breve tour. Una presenza condita da un tweet destinato ad accendere ulteriormente l’emozione degli aquilani, una dichiarazione d’intenti che sa di promessa: «L’Aquila piena di jazz e di vita. Riporteremo la musica nelle vie del centro storico ogni anno, la prima domenica di settembre #Jazz4LAquila»



IL GOVERNO - Dunque il governo dà prova tangibile di voler credere al rilancio della città. Un progetto, quello del festival musicale annuale lanciato da Franceschini, che, nei fatti, dimostra la valenza e il profondo significato simbolico del ritorno alla vita del centro storico cittadino dopo il dramma del terremoto. Una grande kermesse musicale, periodica, potrebbe rappresentare il contenitore a lungo ricercato, ideale continuazione della Perdonanza (a patto che venga rilanciata), per fare della città una vera capitale della cultura.



IL CONTENITORE - L’Aquila ha dimostrato di poter essere tranquillamente teatro di grandi eventi nazionali. Per dare una minima idea di ciò che ha rappresentato la grande maratona jazz di ieri, infatti, si può provare a immaginarla come l’ideale prosecuzione dell’adunata nazionale degli Alpini, in termini di importanza, afflusso, ambientazione. Bastano dei flash: la scalinata di San Bernardino trasformata in un grande teatro all’aperto (come era per i grandi concerti di qualche Perdonanza fa), le chitarre nel bel mezzo della fontana delle 99 Cannelle, i pianoforte sistemati in ogni dove, persino sotto i Portici o all’ingresso di qualche palazzo. Ha ragione Paolo Fresu, il direttore artistico dell’evento, quando dice che l’evento è servito sì «per aiutare la ricostruzione», ma anche e forse soprattutto per «suggerire la ricostruzione». Intesa come rinascita sociale, culturale, economica. «Abbiamo pacificamente invaso una città che oggi è viva - ha aggiunto - Un’occasione per riflettere anche sullo stato della nostra musica». E in effetti è così: c’erano big band, solisti, scuole, musicisti, gruppi emergenti, persino progetti per bambini. Geografie ed età diverse che hanno rivestito l’evento di numerosi significati.



IL FUTURO - Il bilancio, insomma, non può che essere positivo. Il «blocco» serale era pronosticabile e tutto sommato è stato gestito senza troppi patemi. Non si sono registrati episodi di particolare rilevanza. La speranza è che, come sempre accade in questi casi, spenti i riflettori resti comunque qualcosa di concreto. Basterebbe proseguire la ricostruzione con ritmi veloci e assicurare un recupero pieno e funzionale dei luoghi identitari della città. In modo che accanto a una quotidianità soddisfacente si possano posizionare grandi eventi, di qualità.
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