«Insultata e frustata come Cenerentola». Ragazza accusa la matrigna, ma non era vero

«Insultata e frustata come Cenerentola». Ragazza accusa la matrigna, ma non era vero
di Walter Berghella
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Venerdì 3 Maggio 2019, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 09:10
Nella denuncia sporta dinanzi ai carabinieri di Lanciano, il 30 aprile 2013, dipinse la sua vita come quella di una moderna Cenerentola, accusando la madre adottiva che la frustava col frustino da cavallerizza, che le faceva pulire le scale in ginocchio, ripetere tre volte le cose affinchè le capisse e infine la chiudeva in casa. Comportanti costati alla madre l’accusa di maltrattamenti e lesioni e che l’hanno portata a processo. Per la donna ora c’è l’ampia assoluzione per non aver commesso il fatto, sentenza emessa dal giudice Andrea Belli che entro 60 giorni deporrà le motivazioni.

Sott’accusa è finita una 60enne di origine tedesca ma stabilmente residente in un comune alle porte di Lanciano dove in campagna vive col secondo figlio adottivo e il suo marito italiano. Reiterati maltrattamenti mai commessi da una donna che con generosità ha adottato la figlia accusatrice e il suo fratellino, giunti dall’Est europeo. Metodi duri di educazione, ingiustamente denunciati dalla figlia, ora maggiorenne, presuntivamente adottati dall’imputata dal 2007 al 28 ottobre 2013. Ma contro la madre, difesa dall’avvocato Massimo Biscardi, sono scattate comunque pesanti accuse di maltrattamenti e vessazioni psicologiche.

Secondo la procura il metodo educativo della madre contemplava percosse, schiaffi, calci, pugni, strette alle braccia e frustate. Quindi faticosi lavori domestici e nell’orto accompagnati da insulti. Per la vittima, patrocinata dall’avvocato Angela Marina Nigro, sarebbe stata un’esistenza da orribile favola. La ragazza, che si lamenta anche a scuola, con amici e vicini della dura educazione, appena compie 18 anni denuncia la madre. Partendo dalle ultime botte che la mandano in ospedale con prognosi di 10 giorni per trauma contusivo al rachide cervico-dorsale. Ma in aula non approda nessun certificato medico. «La sentenza – dice l’avvocato Biscardi - pone fine ad una incresciosa vicenda che ha coinvolto ingiustamente la mia assistita. Il processo ha dimostrato che non vi è stato alcun maltrattamento e la mia cliente, tacciata di crimine odioso nonostante si fosse resa autrice di un grande gesto di amore adottando una bambina e il suo fratellino, ora può riprendersi la sua vita e aiutare la figlia in un lento percorso di recupero della serenità familiare».
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