Incidente Grottammare, la moglie di Andrea Silvestrone: «Ho cercato i nomi sul web, così ho scoperto la tragedia»

Un saluto veloce e la telefonata si interrompe, nella casa dei genitori a Montesilvano, Barbara è circondata dall’affetto di tanti parenti ed amici

Incidente Grottammare, la moglie di Andrea Silvestrone: «Spero che mio figlio Diego sopravviva. Ho scoperto tutto su internet»
di Mila Cantagallo
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Sabato 4 Febbraio 2023, 18:42 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 15:33

«Nessuno ieri mi ha informato, nessuno». Lo sguardo è perso nel vuoto, Barbara Carota, moglie di Andrea Silvestrone, ha appreso della tragedia da internet, cercando da sola con le parole chiave riferite alla sua famiglia. Nel corso della mattinata la donna, operatrice socio-sanitaria in una clinica privata della zona di Pescara, ha provato a lungo a raggiungere il marito e i ragazzi al telefono, «ma tutti i cellulari squillavano a vuoto» dice, la voce flebile. Poi, l’agghiacciante verità. Le parole si spezzano in gola. Difficile continuare a parlare. Barbara per tutta la giornata è stata a casa dei genitori a Montesilvano, tra la disperazione della perdita della primogenita, del suo fratellino più piccolo e la speranza di riabbracciare Diego, ricoverato all’ospedale Torrette di Ancona. Lei risponde spesso al telefono, la voce è rotta dal pianto. Attorno alla giovane si sentono le voci della madre, ci sono i parenti e gli amici, l’abitazione è un continuo via vai di persone che cercano di sostenerla.

Cosa è successo poi?
«Avevo un brutto presentimento, pensavo a Nicole, Diego e Brando, allora quasi d’impulso ho digitato il nome di mio marito Andrea insieme alla parola “incidente” su un motore di ricerca e ho scoperto ciò che era successo».

Come sta il bambino?
«Mi scusi, ma non ce la faccio proprio a parlare».

Le hanno detto qualcosa i medici?
«Cerco di avere notizie dall’ospedale, ma non è facile averne. Forse mio figlio non è più in pericolo di vita, però non ne ho la certezza, ho poche e frammentarie informazioni, prego e spero che sia vero».

Lei attende anche il nullaosta per i funerali dei suoi cari, che da ieri non ci sono più.
«Saranno effettuate le autopsie, credo, non so altro per ora».

Il dolore è troppo forte, i parenti si avvicinano a Barbara, la abbracciano. Poi la comunicazione si chiude. Al dolore si mischia quel senso di impotenza che tragedie così immani si portano dietro. La signora Silvestrone parte oggi per Ancona dove forse potrà vedere suo figlio attraverso un vetro. Il bambino è in prognosi riservata per la rottura di femore, bacino e contusioni al volto. La seconda, triste tappa del viaggio sarà Fermo, dove dovrà essere effettuato il riconoscimento delle salme di Andrea, Nicole e Brando.

Al telefono parla anche un’amica, la più cara. «Una famiglia meravigliosa - ricorda Katia, amica del cuore di Barbara, una delle prime persone a cui la donna ieri ha telefonato per chiedere conforto - i ragazzi erano educati, affettuosi e tanto uniti, si sostenevano reciprocamente, ma soprattutto erano di grande aiuto per il papà nella sua disabilità».

Tra Andrea e Barbara era stato amore a prima vista, si erano conosciuti quasi 18 anni fa sulla spiaggia di Montesilvano, città della sua futura moglie e meta di vacanza per il tennista che, dall’Emilia Romagna, in estate raggiungeva l’Abruzzo per fare visita a padre sulmonese. A quel tempo Silvestrone era un promettente avvocato e pianista. Appassionato di sport: giocava a tennis. La malattia si è manifestata pochi mesi dopo il matrimonio. Il peggioramento della sclerosi multipla non è mai stato un ostacolo per i progetti della coppia, che con i tre bellissimi bambini ha condotto una vita normale, per quanto possibile. Barbara Carota, assistente socio-sanitaria in una clinica privata, è sempre rimasta al fianco del marito, nella vita privata e in quella pubblica, dove presenziava alle gare del tennista e lo accompagnava alle manifestazioni di beneficenza alle quali spesso il campione partecipava.

 

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