Imprenditore stroncato dal Coronavirus. Il figlio: «All'improvviso ho dovuto gestire una grande azienda»

Imprenditore stroncato dal Coronavirus. Il figlio: «All'improvviso ho dovuto gestire una grande azienda»
di Teodora Poeta
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Martedì 9 Marzo 2021, 08:25

Si è ritrovato a 31 anni a dover rivestire il ruolo di titolare dell’azienda di famiglia dopo l’improvvisa morte del padre 59enne Giuseppe Richetti, detto Pippo, ricoverato perché positivo al Covid19 e mai più uscito vivo dall’ospedale. Un dolore al quale si è aggiunto, cinque giorni dopo, anche quello per la perdita di suo zio Arturo, fratello del padre, pure lui morto con il Covid. Torna indietro di tre mesi il racconto di Francesco, che oggi si divide tra la Sicilia e l’Abruzzo, la provincia di Teramo, dove si trovano le realtà produttive della Richetti, l’azienda di famiglia specializzata nel settore dolciario e finger food.

E’ dicembre quando il primo ad ammalarsi è proprio suo padre Giuseppe, «una persona che non aveva nessuna comorbidità, era molto meticoloso», racconta. «Tutto in realtà è successo molto rapidamente – prosegue Francesco, che è il primo di tre figli -. Il 10 dicembre era ancora in azienda a Teramo. Quando poi è tornato a casa (loro vivono in Sicilia, a Ramacca, un paese in provincia di Catania) ha iniziato ad avere qualche linea di febbre».

Nel corso dei giorni successivi, però, la situazione non è migliorata. Anzi. Prima di Natale, il 19, è stato ricoverato in ospedale, al Cannizzaro di Catania. E’ lì che poi è arrivato anche suo fratello Arturo. Pure lui positivo al Covid19. Per i medici si sarebbero contagiati insieme. Le loro famiglie hanno sempre vissuto nella stessa villa, la casa ereditata dal padre, lì a Ramacca, divisa in appartamenti, ma condivisa negli spazi comuni.

Un modo per restare uniti, pur se con lavori e abitudini diversi.

«Mio zio Arturo non ha saputo della morte di mio padre», dice Francesco. Impossibile comunicarglielo. «In quei reparti ti tolgono tutto per le condizioni in cui stai, ma anche lui non ce l’ha fatta». Francesco era legatissimo ad entrambi. Con il padre aveva iniziato a lavorare in azienda già da qualche anno, ma mai si sarebbe aspettato di dover prendere il suo posto così in anticipo. In provincia di Teramo la Richetti è una realtà produttiva importante per il territorio con oltre 140 dipendenti tra stagionali e fissi. La notizia della morte di Giuseppe ha creato timori tra gli operai per il loro futuro. Tra i progetti in programma c’era una terza linea di produzione, un investimento da 5milioni di euro, per le fette al latte che rappresentano la linea di punta della Richetti.

Ma Francesco ha confermato di voler mantenere gli impegni di suo padre. «Certo, con calma». «In azienda sta andando bene – dice -. Sono passati solo due mesi e per me è il momento di capire questo nuovo ruolo che non pensavo di rivestire così in fretta. Sono fortunato, però, perché attorno ho le stesse persone che aveva papà». 

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