Il reparto nevralgico è apparso finalmente convincente. Ha funzionato benissimo la scelta di avvicinare Machin alla porta schierando da trequartista, liberandone la fantasia e alleggerendone i compiti di copertura. Molto bene il rientro di Palmiero che ha snellito la manovra sfrondarla di tocchi inutili, in continuo crescendo la condizione fisica di Busellato e dello stesso Memushaj. Perché questa squadra non può prescindere da un grande contributo offensivo da parte delle mezzali che devono attaccare gli spazi, inserirsi, buttarsi dentro o aprirsi sulle corsie esterne a seconda delle circostanze. Stavolta lo hanno fatto in maniera impeccabile e forse (per il momento la certezza non c'è ancora) dopo molte prove, Zauri potrebbe avere trovato l'alchimia giusta, il mix adeguato fra talento, creatività e corsa.
Certo, i grandi spazi lasciati da un Benevento iper offensivo, possono avere agevolato questo risultato, ma anche quando gli avversari concedono qualche vantaggio sul piano tattico, poi bisogna essere bravi a sfruttarlo. Non è scontato. E comunque, risultato a parte, è abissale la differenza tra il Pescara che ha sconfitto il Benevento e quello battuto in casa dallo Spezia. Ed è soprattutto la mentalità ad avere fatto la differenza rispetto a molte precedenti prestazioni. Non è tutto,ma è molto. Forse non è un cas che i due risultati più importanti (ad Ascoli e col Benevento) il Delfino li abbia ottenuti quando era con le spalle al muro, e i giocatori sono stati quasi costretti a tirar fori risorse caratteriali importanti. Dunque, malgrado alcuni difetti nella costruzione della rosa, il gruppo può fare meglio di quanto aveva mostrato in avvio di stagione. Adesso però, quella grande voglia di vincere e di lottare deve diventare la normalità. Perché in B (e non solo in B) se non corri e non ti sbatti per 90 minuti non vinci contro nessuno. Anche se ti chiami Pescara.
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