IL PASSATO RACCONTA/ Ercole divinità della Transumanza e il santuario dedicato a Curino

Il santuario di Ercole Curino a Sulmona
di Marianna D'Ovidio
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Domenica 24 Aprile 2022, 12:05

Il Santuario di Ercole Curino sorge a mezza costa del Monte Morrone, subito sotto l'Eremo di Sant'Onofrio, splendido cenobio voluto da Celestino V che aveva eletto quei luoghi ad antro privilegiato per una vita ascetica e solitaria. Il sito è stato da sempre caratterizzato da una forte sacralità, soprattutto se si considera che nell'area furono rintracciati ripari rocciosi con pitture rupestri. In antico e per molto tempo il tempio fu confuso con la villa del poeta Ovidio, il quale tra l'altro non fece mai menzione del santuario nelle sue opere. Alcune indagini tuttavia riconobbero in una colonna una lunga iscrizione in cui compariva il termine Nasoinis, cognomen del poeta degli Amores.

Il complesso fu sistemato nella forma attuale intorno al I sec. a.C. e risulta articolato su due ampi terrazzamenti recuperati sul versante scosceso del monte. La terrazza inferiore si raccorda con quella superiore tramite un'ampia scalinata. Il sacello è caratterizzato da uno splendido mosaico pavimentale ornato da elementi geometrici, cani correnti, delfini e palmette; sulla soglia sono indicate delle folgori simbolo di Giove, padre di Ercole. Le pareti sono affrescate da specchiature rettangolari. Il tempio ha restituito reperti archeologici di grande valore, in particolare una statuetta in bronzo di Ercole in riposo, di straordinaria fattura, ritenuta da alcuni studiosi una copia di un fortunato originale dello scultore Lisippo. Fu donata dal ricco mercante A. Peticius Marsus che fece incidere il suo nome sulla base ed è oggi conservata presso il Museo archeologico nazionale d'Abruzzo di Chieti. Proviene dal sacello anche una statua in marmo di Ercole cubans.

Tra i popoli italici il dio Ercole era venerato fin dal V sec. a.C. come protettore degli armenti, dei commerci e del sale; presiedeva inoltre ai culti di fonti e sorgenti. Era di certo una divinità collegata alla transumanza, tant'è che in questo caso il suo delubro si inseriva lungo uno dei percorsi privilegiati che in antico conducevano le pecore in Puglia. I peligni lo adorarono nel santuario con l'epiteto di Curino, attributo che ha lasciato spazio a numerose interpretazioni: una delle più accreditate tuttavia ricorda la derivazione del termine dall'ambito laziale e fa riferimento al processo di unificazione che interessò gli insediamenti della Valle Peligna culminato con la fondazione di Sulmo, riproponendo così in terra italica quanto era già accaduto per la nascita di Roma il cui fondatore Romolo assumeva anch'egli l'epiclesi di Quirino.

Più di 2.500 anni fa dunque, i popoli dell'Italia antica erano devoti a questo dio forte e valoroso che pur avendo ucciso i figli in un atto di follia, ne espiò il delitto compiendo ben 12 fatiche. Figlio di Zeus ed Alcmena, dal latte che non trangugiò si dice fosse nata la Via Lattea: mentre Era lo allattava infatti, nel momento in cui lo riconobbe come figlio illegittimo di Zeus, lo allontanò bruscamente dal suo seno e dal latte che ne uscì si formò la nostra galassia. L'iconografia e la statuaria lo restituiscono per lo più in posizione d'assalto e con i suoi attributi principali: la clava e la pelle invulnerabile del leone di Nemea, animale ferocissimo che aveva ucciso per soffocamento. Ercole fu uno degli dèi più amati nel mondo antico e per questo le sue caratteristiche di forza e tenacia furono trasferite in ambito cristiano nella figura di San Michele Arcangelo, santo dotato di grandissima forza, che controlla e conduce le milizie celesti e a cui è riservata una devozione senza tempo.

Dal Santuario del Monte Morrone si domina una veduta straordinaria sulla Conca Peligna e la visita restituisce il sapore di un'ascesi spirituale.

Visitatelo senza indugio!

Marianna D'Ovidio
 

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