STORIE AQUILANE/ Il Giro d’Italia e la montagna abruzzese

L’arrivo di Marco Pantani al Giro del 1999 a Campo Imperatore
di Enrico Cavalli
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Mercoledì 7 Dicembre 2022, 23:54

L'AQUILA E’ stato tolto il velo al percorso del 106’ Giro d’Italia alla cornice del “Teatro Lirico” di  di Milano, lo scorso 29 settembre 2022, che per la seconda volta dopo il 2001, comincia dall’Abruzzo.

La Corsa in Rosa ha ormai ha un rapporto inossidabile con la regione tra la montagna ed il mare e che si sente a sua volta unificata dalla bicicletta dal telaio “3.0”, stavolta, per lo svolgimento di ben 4 tappe.

In dettaglio, le prime due frazioni saranno la Fossacesia-Ortona e la Teramo-San Salvo, la terza frazione partirà da Vasto verso Sud, sicchè il Giro torna in Abruzzo il 12 maggio con la settima tappa e la più lunga di questa edizione che da Capua conduce a Campo Imperatore: dal 2020, l'Abruzzo ospita un arrivo in salita e nel 2021 e’22 chi è sfrecciato vittorioso tra le nostre montagne ha poi conquistato la maglia rosa a Milano; parliamo di Egan Bernal a Campo Felice e di Jai Hindley sul Blockhaus.

Sono cinque gli arrivi sulla piana del Gran Sasso d’Italia, nelle prime quattro situazioni 1971, 1989, 1999, 2018, i vincitori di tappa non si si sono poi aggiudicati la grande “race” nazionale.

Il Giro d’Italia che arriva all’esordio del 1909,  a Chieti, a Sulmona nell’11,  Pescara nel’12, invero, giunse all’Aquila da Bari nel’14 e da questa tappa Alfonso Calzolari, prese la spinta per entrare da vincitore a Milano, a stessa cosa accadrà all’italoamericano Giuseppe Enrici nell’edizione’24 che vide l’emiliana Alfonsina Strada la prima donna in bici.

Nel 1935, Gino Bartali entra al velodromo dell’“XXVIII Ottobre”, e, ancora nel ’50 e ’54, suggella col rivale Coppi ed i fuoriclasse Koblet, Magni nonché i rispettivi vincitori di tappa Astrua, Clerici, la ricostruzione aquilana.

Le tappe mediatiche a Rocca Di Cambio del 1965,’67,’68, eternano il mito degli Eddie Merckx, Jacques Anquetil, Vittorio Adorni e del “camoscio” marsicano Vito Taccone.

Il Giro d’Italia 1971, senza Merckx (che puntava il Tour De France) ed il controverso Luis Ocana, ma, non di Felice Gimondi, Gianni Motta (poi, penalizzato per “doping”), Gotta Pettersson (che vincerà), registrava, praticamente, tre tappe aquilane e da Lecce la carovana in rosa affrontò il Parco Nazionale d’Abruzzo, l’Altopiano delle Rocche fino al Gran Sasso d’Italia, non trionfandovi gli assi attesisissimi della “Salvarani”, bensì l’arrampicatore Lopez Carrill.

Per quasi un ventennio, la “Corsa in Rosa”, latita nelle montagne aquilane e però quando torna nel 1989, lo fa in circostanze altrettanto decisive per gli equilibri della gara perché alla più alta vetta appenninica giunge da Roma per l’ottava tappa dopo il Gran Premio della Montagna a Sella di Corno ed  una fuga di 74 chilometri, il danese John Carlssen, sebbene ad alzare la braccia a sotto la “Madunnina” sarà il francese Laurent Fignon.

Nel Giro d’Italia 1999, il tappone da Pescara verso il “Mons Fiscellum” ha i contorni dell’epica greca, salutando il profilo, finalmente, di un italiano di Cesenatico Marco Pantani che stacca il giovane Ivan Gotti nella pioggia,  nebbia e muraglia di neve, ma il “pirata” non sbarca da dominatore a Milano, a causa di “valori alti” pur rimanendogli il “record” della salita Fonte Cerreto-Campo Imperatore, alla media di 29 km orari.

Nel 2005, sbuca il pescarese Di Luca, poi, disarcionato nel discusso ciclismo “3.0”, al plumbeo traguardo alla Villa Comunale dell’Aquila che inizia la ricostruzione dal sisma del 6 aprile 2009, anche per l’abbraccio benefico dei “girini” nel 2010 con la vittoriosa registra la fuga-bidone del russo Evgeni Petrov; passano sei anni e gli aquilani assistono al veloce passaggio della carovana rosa nel capoluogo abruzzese per la Sulmona-Foligno.

Nel 2018, il cosiddetto “Giro della Cristianità” dipartente da Gerusalemme ed arrivo a Roma, non può non passare per le terre della “Perdonanza” ed avviene l’arrampicata sul Gran Sasso a vent’anni da quella “pantaniana” del britannico Simom Yates.

Il ciclismo abruzzese pone fiducia nell’astro del teatino Giulio Ciccone che nella settima tappa del Giro d’Italia 2019, intende consacrarsi all’Aquila, ma a prevalere è il perentorio scatto del basco Pello Bilbao alla Villa Comunale, e, da qui, il 17 maggio ’21, dopo il tappone dall’Altopiano delle Cinque Miglia a quello delle Rocche vinto dal colombiano ed ex “mountain biker” Egon Bernal, ci sta la “restart”, in direzione di Foligno, dalla Piazza del Duomo aquilana, in un’atmosfera di promozionamento civile e sportivo che la “città di tappa” sente di tributare all’ennesima venuta del Giro d’Italia e che, dunque, vivrà nella edizione 2023, altre pagine importanti da tramandare non solo agli appassionati del ciclismo. 

Enrico Cavalli

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