Il dibattito sulla crisi del Pd all'Aquila/ Caroccia: «Bisogna fermare la deriva dei Democrat»

Edoardo Caroccia
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Mercoledì 10 Giugno 2020, 23:14
Circa dieci anni fa, in un dibattito l’allora Ad delle ferrovie Moretti escludeva ogni possibilità di alta velocità da Ancona in giù lungo la linea adriatica, perché non remunerativa e perché la tratta Pescara-Roma comportava costi troppo alti. Nel programma di Conte ci sono ora tutte e due le proposte. I rappresentanti della politica abruzzese hanno lavorato bene in Parlamento ottenendo per ora un buon risultato. Per fortuna non si è gridato allo scippo come sciaguratamente si è fatto in passato per celare la mancanza di progettualità, ma si è preso atto che L’Aquila e il suo territorio non hanno un progetto su cui lavorare, non hanno chi ci lavora e mancano idee concrete.

La pandemia, dopo il terremoto e la crisi finanziaria, porterà cambiamenti notevoli, chissà se in peggio o in meglio. Lo scontro sarà durissimo, di avvisaglie ne abbiamo già. Per far prevalere gli interessi del Paese, dei lavoratori, del mondo della cultura, della democrazia, abbiamo bisogno che nuove generazioni diventino protagoniste: un bisogno imprescindibile, categorico, oserei dire morale nella provincia aquilana. Se non entrano in campo ora le energie migliori, si rischia una marginalizzazione senza ritorno. La politica oggi necessita di nuove figure con una visione, una professionalità e conoscenze, che siano interpreti dei cambiamenti quotidiani della società.

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Nella provincia dell’Aquila vi sono due università, realtà industriali a tecnologia avanzata e un laboratorio di ricerca di assoluto valore internazionale, un ambiente integro e corredato da una grande ricchezza architettonica. È allora fondamentale la costruzione di progetti a lungo termine. La ricostruzione e il futuro dipendono dalla generosità che dobbiamo ai giovani e a questi mondi, da lì dobbiamo trarre le risorse intellettuali, le opportunità per far restare i talenti. Questi mondi devono diventare il faro del nostro futuro.

Il momento è ora. Le statistiche danno una curva discendente della presenza sul territorio di cittadini dai 20 ai 60 anni, sostituiti da badanti e lavoratori dell’edilizia legati alla ricostruzione. Occorre una politica industriale nuova fatta da professionisti preparati. Il recupero e la salvaguardia dei paesi, la difesa dell’ambiente non sono un fatto modaiolo: servono investimenti, scelte complesse e ardite. Questo territorio può diventare un esperimento pilota. La politica culturale va rivista radicalmente; non si possono più tollerare assistenzialismo e clientele e costringere giovani valenti a vagare per l’Europa. Il fatto che dopo 11 anni all’Aquila, nonostante le risorse a disposizione, non un’aula scolastica sia stata ricostruita è un’indecenza. La mia generazione, che tanto ha avuto dalla politica, può e deve compiere un atto di generosità.

Ho fatto solo pochi esempi di problemi da affrontare, ma questa è la politica: studio, fatica, ricerca e non chiacchiericcio, alleanza da aperitivo. E allora il Pd? Sono un iscritto e mi dispiace per il marasma in cui è caduto il partito (spero che non sia la solita tecnica per invocare il/la salvatore/trice della patria). Bisogna fermare questa deriva. La litania delle cose da fare, le interrogazioni senza risposte, le convocazioni di tavoli senza gambe: una monotonia infinita. Basta. Ci si metta al lavoro, si recuperino le intelligenze, le professionalità che sono andate via o che non hanno avuto una possibilità, si parli con la città e il territorio. La politica è servizio, non bisogna avere cariche per impegnarsi, si può fare anche da semplici militanti. Cerchiamo senza dividerci di capire che questa città potrà tornare a rivivere solo se i giovani diventano protagonisti, se si creano nuove opportunità di lavoro e di vita che li facciano rimanere. Coraggio, apriamo porte e finestre facciamo entrare aria nuova, questo territorio ha bisogno di una sinistra forte in grado di indicare nuove vie.

Edoardo Caroccia*
*Editore
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