Sanità, svelato il piano della Regione: i due super ospedali ora sono ad alto rischio

Sanità, svelato il piano della Regione: i due super ospedali ora sono ad alto rischio
di Stefano Dascoli
3 Minuti di Lettura
Giovedì 14 Novembre 2019, 09:55 - Ultimo aggiornamento: 09:57
L'AQUILA - Sui Dea di secondo livello, i cosiddetti super ospedali previsti dal decreto Lorenzin come presidi di particolare qualificazione, la Regione, assessore Verì in testa, ha avviato una riflessione profonda. Al momento è prematuro parlare di stop, ma di certo non è più scontata la realizzazione nei due poli previsti, ovvero quelli di L'Aquila-Teramo e Chieti-Pescara. Con buona pace, per ora, dei territori che hanno intenzione di accentuare la pressione per ottenere il risultato (il 18 all'Aquila ci sarà un consiglio comunale congiunto con Teramo).

L'elemento, che non trova allo stato conferme ufficiali, si desume chiaramente dall'ultima bozza di documento per la riorganizzazione della rete ospedaliera che è stato trasmesso ai Ministeri entro i tempi richiesti, ovvero prima del 31 ottobre scorso.

E' probabile che il piano sia oggetto di discussione nella prossima seduta del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e del Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza, prevista entro la fine del mese. L'elemento chiave, si diceva, è la sparizione di qualsiasi riferimento al lavoro delle commissioni speciali che avrebbe dovuto portare a elaborare una proposta di fattibilità rispetto a criteri, quelli stabiliti dalla Lorenzin, che non rendono agevolissima la realizzazione. Tutt'altro.

Oggi, per la prima volta dopo anni, un dibattito tutto proiettato a favore dei Dea di secondo livello sembra prendere una piega diversa. Tanto che, nel piano ultimo, la Regione dice ai Ministeri e agli organi di controllo, in sostanza, che nelle more della progettazione e della realizzazione dei nuovi ospedali (Quali? Dove? Quando?) tutti e quattro i nosocomi dei capoluoghi di provincia possono ospitare, per un periodo di tre anni, «diversificate funzioni e livelli organizzativi riconducibili agli istituendi Centri di alta complessità operativa che la Regione intende attivare a vantaggio dei cittadini abruzzesi». Una perifrasi assai poco chiara, supportata, però, secondo alcune indiscrezioni, da motivazioni tecniche ed economiche per la Regione adeguate a giustificare la scelta.

Per realizzare un Dea di secondo livello, per esempio quello tra L'Aquila e Teramo, ammesso che si superi la questione distanza con tutte le variabili del caso bisognerebbe, tra le altre cose, definire in quale dei due presidi localizzare le Unità operative complesse previste. Con due conseguenze immediate: spoliare l'uno o altro ospedale di funzioni o, semplicemente, lasciare tutto come è.

La Regione, oggi, pare voler indicare questa seconda alternativa, demandando la ripartizione delle Unità operative a successivi atti di programmazione. Tra l'altro nel caso di specie Teramo sta pensando, come è noto, di delocalizzare ulteriormente l'ospedale provinciale, complicando, di fatto le cose. Le due amministrazioni comunali, in ogni caso, sono pronte a mobilitarsi congiuntamente. Il lavoro delle commissioni (più avanzato per Chieti-Pescara, da avviare per L'Aquila-Teramo), viene dunque congelato insieme all'intero progetto. Con l'idea, magari, di riprogrammare anche i fondi disponibili per l'edilizia sanitaria, a oggi disponibili (diverse centinaia di milioni), ma fermi. Nel frattempo il deputato M5S Andrea Colletti ha presentato un emendamento al dl Sisma per scongiurare la chiusura o il ridimensionamento degli ospedali nell'area del cratere come previsto dal decreto del Ministro della Salute del 2 aprile 2015, numero 70.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA