Guerra, teramano ferito da una scheggia a Leopoli: «Mi ha sfiorato un missile»

Guerra, teramano ferito da una scheggia a Leopoli: «Mi ha sfiorato un missile»
di Maurizio Di Biagio
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Giovedì 5 Maggio 2022, 08:39

Un teramano di 46 anni è stato vittima un bombardamento di missili nel centro di Leopoli. Ha riportato una ferita alla mano destra curata con 15 punti di sutura in un ospedale della città ucraina.

Attimi di puro spavento per Riccardo Passeri, un vissuto a Colonnella ma originario di Bergamo. Risiede nel paese di Zelensky da più di due anni con compiti di promuovere la nostra regione sia dal punto di vista turistico che enogastronomico, cercando di cooptare ucraini da spedire in Abruzzo, vista la mancanza di addetti nel settore ricettivo-alberghiero.


Erano circa le tredici del 18 aprile scorso, un lunedì, quando Leopoli è stata fatta oggetto di bombardamenti che hanno causato otto morti, tra cui un bambino, ed otto feriti. Passeri si stava per recare ad un appuntamento di lavoro: proprio in quell’attimo ha percepito un sibilo, poi lo scoppio vicino di un missile che è deflagrato tra la stazione centrale e la cattedrale. Con lo spostamento d’aria si è istintivamente riparato dietro un’auto portandosi le mani alla testa, con i palmi verso l’esterno, rannicchiandosi in posizione fetale ma la protezione non è stata sufficiente perché una scheggia, un pezzo di asfalto in questo caso, lo ha raggiunto alla mano destra.

Attimi di angoscia hanno seguito il colpo: «Era il penultimo missile dei quattro, li ho contati» spiega Passeri che sanguinava vistosamente. È stato subito soccorso dai passanti e trasportato all’ospedale per un piccolo intervento: «Qui mi hanno messo 15 punti di sutura, di cui sei-sette interni, le schegge mi hanno beccato l’arteria e ho perso molto sangue, ora non posso aprire bene la mano ma malgrado tutto sto bene».


Nel dipanarsi degli eventi, il teramano ha perduto anche il suo portafoglio e il passaporto entrambi ancora non ritrovati.

Però non ha nessuna intenzione di tornarsene in patria: «Devo restare qui perché pian piano mi si stanno aprendo diverse porte per il mio lavoro. Sto cercando il personale perché in Italia scarseggia e proprio prima dello scoppio della bomba sarei dovuto andare in un istituto alberghiero».


Ora Passeri è in convalescenza in un’abitazione di Leopoli: «Mi ci vuole ancora un po’ di tempo. Questa volta mi sono davvero spaventato, un conto è viverla a distanza oppure in tv, un altro è essere presenti sul luogo dello scoppio».


Passeri anche ieri ha sentito le esplosioni a pochi minuti di distanza da lui ma nonostante tutto la sua vita è lì: «Io sono molto attaccato a questa terra, qui la vita è ancora molto più genuina, i rapporti più semplici, c’è gente molto tranquilla, oltretutto questo posto mi dà energia e voglia di concretizzare situazioni, di lavorare insomma». Leopoli ieri mattina si presentava deserta «ma le attività non si fermano»: «Si ha voglia di vivere». Come finirà la guerra? «Non lo so, spero che tutto termini presto».

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