Grandi rischi, la Cassazione:
«Dalla Protezione civile
rassicurazioni infondate»

Grandi rischi, la Cassazione: «Dalla Protezione civile rassicurazioni infondate»
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Venerdì 25 Marzo 2016, 09:36
ROMA - La «conclamata incompetenza» in tema di valutazione del rischio sismico di Bernardo De Bernardinis, ex vice capo della Protezione Civile dell'epoca di Guido Bertolaso, gli «avrebbe imposto» di astenersi dall'affermare ai media - il 31 marzo del 2009, durante lo sciame sismico che da mesi scuoteva L'Abruzzo e il suo capoluogo - «l'indole positiva» dello «scarico di energia», e gli «avrebbe imposto di non insistere sull'asserita normalità dello sciame». Inoltre, «connotata da innegabile negligenza e imprudenza deve ritenersi la sua affermazione sull'assenza di pericoli nella situazione in corso».

Lo scrive la Cassazione nelle 170 pagine di dense motivazioni sul processo alla Commissione Grandi Rischi conclusosi, lo scorso 19 novembre, con la conferma dell'assoluzione dei sei scienziati imputati e la condanna a due anni, pena sospesa, per De Bernardinis, in relazione all'accusa di lesioni e omicidio colposo ai danni di 29 persone che fidandosi delle sue parole «rassicuranti» avevano abbassato la soglia di cautela e sono morte sotto i crolli. Per gli 'ermellinì il funzionario - che aveva parlato a un tg ripreso da tutti i media, prima e dopo lo svolgimento della riunione della Grandi Rischi - è responsabile «per aver ritenuto di 'calcare la manò sul profilo prognostico del suo messaggio». Con questa decisione la Quarta sezione penale della Suprema Corte, presidente Fausto Izzo, relatore Marco Dell'Utri, ha convalidato in pieno la sentenza di proscioglimento dei sei scienziati emessa dalla Corte di Appello de L'Aquila il dieci novembre del 2014, mentre in primo grado il Tribunale aquilano il 22 ottobre 2012 aveva condannato tutti i sette imputati a sei anni di reclusione. Sono stati infatti respinti i ricorsi della Procura, di altre parti civili, dell'unico imputato De Bernardinis e del Dipartimento della Protezione Civile che sarà chiamato a indennizzare i familiari delle vittime.

Ad avviso della Cassazione, invece, i sei esperti della Commissione Grandi Rischi convocati a L'Aquila dalla Protezione civile - nella riunione finalizzata a tranquillizzare la popolazione - per valutare il rischio dello sciame insistente, non erano al corrente del fatto che la seduta aveva «la finalità di fornire alla popolazione un messaggio di rassicurazione». Secondo gli 'ermellinì, in modo che non presta il fianco ad obiezioni, la Corte di Appello ha stabilito «che gli esperti non svolsero il compito secondo gli auspici (non comunicati loro) del Capo del Dipartimento della Protezione Civile, sicchè fu il De Bernardinis, lui sì in condivisione di intenti con il proprio superiore, ad accelerare i tempi» della comunicazione con i media, e «ad anticipare quelle che avrebbero dovuto essere le conclusioni finali» della riunione della Grandi Rischi.

Per la Cassazione, gli scienziati - Franco Barberi, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce - nella riunione confermarono motivi di allarme per la situazione e negarono la "teoria" della prevedibilità dei terremoti. L'unico responsabile della diffusione di notizie infondate sul rischio era De Bernardinis perchè - spiega il verdetto - era lui l'incaricato di comunicare il contenuto della riunione degli esperti fatti confluire per la prima volta a L'Aquila, mentre in precedenza si erano sempre riuniti a Roma. Per questa stessa vicenda è fissata a L'Aquila, per il prossimo 21 giugno, l'udienza che ha come imputato il solo Bertolaso. L'attuale candidato del centrodestra per la poltrona di sindaco di Roma, è finito sotto inchiesta, in questo filone bis, in seguito a una telefonata con l'ex assessore regionale abruzzese alla Protezione Civile Daniela Stati nella quale le parlava della riunione della Grandi Rischi come di una «operazione mediatica». 
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