Testamento Paglione, il mecenate lascia la villa al parroco e ai frati: il vincolo del Centro studi d'arte

Testamento Paglione, il mecenate lascia la villa al parroco e ai frati: il vincolo del Centro studi d'arte
di Francesco Marcozzi
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Sabato 21 Gennaio 2023, 10:32

Se n’era andato il 30 novembre scorso, all’età di 86 anni, nella villa di viale dello Splendore a Giulianova, in provincia di Teramo, il mecenate d’arte abruzzese, originario di Tornareccio, Alfredo Paglione. E ieri mattina, nello studio del notaio Lauro, è stato aperto il testamento scritto di suo pugno. La città di Giulianova rientra nel testamento, soprattutto la villa con annessa dependance che si trova nell’ampio giardino. Questi edifici, con tutte le opere che contengono, l’artista le ha lasciate in eredità al parroco del Duomo di San Flaviano, don Enzo Manes e ai frati del Santuario della Madonna dello Splendore, ma con una clausola molto importante e cioè che, dopo l’accettazione, casa ed opere vengano affidate al Comune di Giulianova perché vi realizzi un Centro studi d’arte. Inoltre, sette periti dovranno vigilare sul patrimonio lasciato da Paglione.


LE REAZIONI Il sindaco Jwan Costantrni, che, in qualche modo, sapeva delle volontà del mecenate anche a seguito di colloqui avuti con lui, si è detto entusiasta del lasciato e disponibile «a fare in modo che il sogno giuliese di Paglione si possa realizzare nella maniera più compiuta e secondo le sue volontà».

Tra l’altro la nascita di un Centro studi d’arte compenserebbe in qualche modo alla chiusura del Museo d’Arte dello Splendore. Dunque, un’ennesima donazione alla sua terra «ed è molto difficile – scrive il critico d’arte Daniele Simongini - trovare un mecenate che per la propria regione abbia fatto qualcosa di simile agli atti di generosità dimostrati da Alfredo Paglione, figura atipica, coltissima e per molti aspetti eccezionale collezionista. Con la sua inesauribile generosità e lungimiranza, oltre che tenace determinazione, Paglione è giunto al record invidiabile di dieci donazioni alla propria terra, per un totale di oltre 1.500 opere, disseminate in tutta la regione». L’elenco, solo per dirne alcune, è impressionante: a Chieti ha donato otto sale del Museo Barbella impreziosite da nomi del calibro di de Chirico, Grosz, Mirò, Campigli, Manzù, Guttuso, Paolini, Savinio; poi lasciti all’Università D’Annunzio di Pescara; donate 131 opere all’Imago Museum; donazioni anche a Vasto (Palazzo d’Avalos); a Tornareccio, suo paese natale, (con gli straordinari mosaici del “Museo en plein air”); a Castelli (200 ceramiche e sculture di Aligi Sassu al Museo delle Ceramiche) e ad Atessa (Museo Sassu).


ATTENZIONE AI GIOVANI E come dimenticare il suo connubio con l’architetto Mario Di Nisio che a Chieti portò alla nascita del Museo di Palazzo de’ Mayo. Il suo sogno? «Trasformare l’Abruzzo in un museo diffuso affinché la bellezza raggiunga il maggior numero di persone, riempia i loro occhi, tocchi il loro cuore e gli faccia percepire la luce che c’è sempre oltre il buio». Queste donazioni –  aveva spiegato un giorno Paglione - rappresentano – «il mio omaggio soprattutto ai giovani, che sono la speranza e il futuro di questa Italia che non sa più dare fiducia, spazio, lavoro ai suoi figli. Per loro ho voluto diffondere richiami all’arte e alla bellezza: è come se accendessi dei piccoli fuochi, come se piantassi degli alberi. Mi auguro che vengano ben accolti, alimentati e fatti crescere nel tempo, per aiutare i giovani a ricercare la bellezza che, com’è stato per me, li farà vivere meglio e risponderà alla loro sete di grandi orizzonti». Ancora vivo il ricordo dell’ex sindaco di Chieti, Di Primio: «Ricordo ancora con emozione il giorno in cui, nella sua casa di Giulianova (era l’agosto del 2016, ndr) insieme ad un altro amico e galantuomo, il notaio Tragnone, sottoscrivemmo l’atto di donazione al Comune di Chieti di alcune tra le più preziose opere di arte contemporanea della collezione Alfredo e Teresita Paglione. Sento ancora, affascinato e ammirato, la sua voce mentre ripercorre le tappe della sua straordinaria vita».

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