Ex ladra seriale diventa badante: «Mi prendo cura degli anziani che una volta derubavo». Rischia tre anni di carcere

Ex ladra seriale diventa badante: «Mi occupo di anziani, la mia vita è cambiata». Ma rischia tre anni di carcere
di Teodora Poeta
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Martedì 18 Ottobre 2022, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 13:05

Rischia tre anni di carcere per un furto che lei, con forza, dice di non aver mai commesso. La sua precedente vita, che ormai da anni si è lasciata alle spalle, sembra averle lasciato un’impronta quasi indelebile. Nonostante il suo passato, oggi Lucia Guarnieri, 54 anni di Giulianova (Teramo) di origini rom, fa la badante e ciò che più desidera è solo «avere una vita normale e dignitosa». Per riuscirci in pieno, adesso, dovrà provare la sua innocenza in Cassazione in una vicenda che risale a settembre del 2016, quando l’hanno accusata di aver suonato alla porta di una donna, a Senigallia, e di essersi presentata come una persona deputata a ottenere i rimborsi sulla denuncia dei redditi, questo per farsi consegnare dei preziosi per poi darsi alla fuga. Ma quel giorno Lucia non si trovava a Senigallia, bensì al lavoro a Città Sant’Angelo, in provincia di Pescara, dove già all’epoca assisteva un anziano e nel pomeriggio, una o due volte a settimana, andava in un’altra abitazione del posto per aiutare nelle faccende.

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A lei i carabinieri sono arrivati attraverso il riscontro di un’impronta parziale di un dito anulare della mano sinistra ritrovata su una busta che stava a casa della vittima. E anche durante il processo in primo grado la stessa donna di Senigallia in aula non l’aveva riconosciuta, individuando nella ladra un’assistente dall’avvocato che si era prestata al riconoscimento, un cosiddetto “birillo”. «Il mio reato l’ho pagato tanti anni fa – dice Lucia, contattata telefonicamente tramite il suo legale, l’avvocato Giacomo Marini del foro di Roma - Nonostante ciò, oggi mi sento ancora perseguitata». È lei stessa, senza mezzi termini, a raccontare la sua storia. «Mio padre era un padre e marito violento e noi sin da bambini, essendo nove figli, dovevamo provvedere da soli a tutte le necessità ed è in questo che modo che abbiamo iniziato a fare i primi reati.

Delle femmine solo io in seguito non sono stata data in adozione». E così quando Lucia a 13 anni è tornata in famiglia, dopo due tentativi di adozione, uno dei quali ha lasciato segni terribili sulla sua adolescenza, l’anno seguente, quando era appena una 14enne, è stata data in sposa al ragazzo di 19 anni che aveva portato «una serenata – spiega – che ha dato onore alla mia famiglia». Un matrimonio che purtroppo non l’ha resa felice, se non nel diventare mamma di tre figli.

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«E anche in quel momento l’unica soluzione per me è stata rubare». Paradossalmente la svolta che l’ha portata a dire basta a quella vita che ha comportato addirittura prendere le distanze dalla sua famiglia d’origine è arrivata dopo 33 anni di matrimonio quando Lucia ha ricevuto un sequestro dei suoi beni. «Ho divorziato, andando contro le usanze rom, e a fine 2016 sono andata a vivere e a lavorare per circa tre anni in Danimarca», racconta. Ma nel 2019 è dovuta rientrare in Italia per scontare una pena definitiva di 10 mesi. «I miei figli mi hanno sbattuto la porta in faccia – dice - Io adesso mi prendo cura delle persone alle quali in passato avevo fatto dei torti, anche se mai fisicamente. Non potrei mai tornare a fare quello che facevo, anche se mi rendo conto che se si continuano a fare discriminazioni è difficile che anche altri possano cambiare. Voglio solo un tetto sulla testa e un lavoro». Ieri, però, Lucia non è riuscita tramite i carabinieri a fare la nomina al suo nuovo avvocato Marini.
 

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