Giovanni Carbone suicida in carcere: lunedì aveva ucciso la compagna Eliana in provincia di Chieti

Il 39enne si è sfilato i pantaloni e li ha attorcigliati alle sbarre e al collo

Giovanni Carbone suicida in carcere: lunedì aveva ucciso la compagna Eliana in provincia di Chieti
di Alfredo D’Alessandro e Antonio Di Muzio
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Giovedì 22 Dicembre 2022, 22:06 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 23:55

Tragedia nella tragedia nell’omicidio della bancaria 41enne Eliana Maiori Caratella: oggi alle 20 nel carcere di Lanciano dove era rinchiuso da lunedì sera dopo aver sparato alla compagna, si è suicidato Giovanni Carbone, il suo compagno, l’uomo che l’ha uccisa in casa con un colpo di pistola alla testa il 19 dicembre a Miglianico. Carbone si è impiccato, utilizzando i pantaloni, alle sbarre della finestra della sua cella. Il personale della Polizia Penitenziaria è intervenuto immediatamente, è stato praticato il massaggio cardiaco, è arrivato  il 118, ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare. 

ZUCCARINI IN VIAGGIO
Franca Zuccarini, difensore di fiducia del 39enne, appresa la notizia, si è messa in viaggio alla volta di Lanciano.

Carbone proprio al suo legale aveva ribadito, per tre volte, di volersi suicidare: nella sua logica doveva portare a compimento la tragica sequenza iniziata lunedì mattina alle 8 dopo aver ucciso la compagna con un colpo di pistola alla testa. Ma il 19 dicembre, nelle quattro ore intercorse fra l’omicidio e il momento in cui si è costituito nella caserma dei Carabinieri di Miglianico, non aveva trovato il coraggio di spararsi. Il proposito di farla finita era stato poi ribadito nei due giorni successivi, in occasione di altrettanti colloqui. Ma nulla lasciava presagire che il 39enne originario di Matera, potesse farlo. L’uomo dopo l’omicidio aveva preparato una borsa perchè convinto di essere arrestato, ma già nella sua testa balenava probabilmente l’idea di farla finita in qualche modo.

LE REAZIONI
Gianmarco Cifaldi, garante dei detenuti è intervenuto sul caso. “L’uomo era stato sistemato in una cella chiamata di “prima accoglienza” videosorvegliata 24 ore vicina al medico di guardia h 24. Questo è l’80. suicidio dell’anno nelle carceri italiane e sappiamo che i momenti più difficili sono le prime due settimane, il cosiddetto “periodo crepuscolare”. Confermo che è stato fatto di tutto, ma è una sconfitta dello Stato».

IL TUTORAGGIO PRE COVID
«Sono rattristato - ha continuato Cifaldi - ma non esiste una ricetta sicura per questi casi. Lui era considerato ad alto rischio e quindi destinato alla cella videosorvegliata, purtroppo è stato inutile. Prima del covid questi soggetti venivano inseriti nelle celle insieme con le persone detenute da più tempo, una forma di “tutoraggio” dei più anziani, ma ora questa pratica non è più possibile per evitare contagi. Insomma una tragedia nella tragedia che rattrista i nostri cuori». 

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