Il generale Conti suicida, concluse le nuove indagini: ecco i risultati

Il generale Conti suicida, concluse le nuove indagini: ecco i risultati
di Patrizio Iavarone
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Lunedì 3 Febbraio 2020, 09:07
Gli ultimi referti sugli esami eseguiti dal Ris di Roma sono arrivati sui banchi della procura della Repubblica di Sulmona venerdì scorso e a breve, probabilmente già questa settimana, la titolare dell’indagine, Aura Scarsella, dovrebbe formulare la sua seconda richiesta al giudice per le indagini preliminari. Sulla morte del generale dei carabinieri-forestali Guido Conti, trovato cadavere il 17 novembre del 2017 sulle montagne di Pacentro, secondo indiscrezioni si profila un’altra richiesta di archiviazione. Dalle indagini aggiuntive disposte dal magistrato del tribunale su richiesta della famiglia e che hanno obbligato la procura a riaprire il caso, infatti, non sarebbero emersi particolari indizi, non tali, almeno, da modificare il convincimento degli inquirenti, ovvero che quello di Conti fu un suicidio non istigato, perché è per istigazione al suicidio che il fascicolo era stato aperto all’indomani del ritrovamento del suo corpo.

In particolare la famiglia tramite il suo legale, Alessandro Margiotta, aveva chiesto di approfondire non solo una serie di contatti e rapporti avuti da Conti nei giorni precedenti la sua morte, ma anche di scoprire provenienza e motivi di alcuni avvistamenti e ritrovamenti fatti sul monte Morrone quella sera: la presenza di una Porsche Cayenne bianca (in una strada chiusa al traffico) e la presenza di un mozzicone di sigaretta trovato vicino al corpo del generale, mentre le sue sigarette, di un’altra marca, erano state lasciate nella Smart con cui era salito fino al luogo del delitto. E proprio questa analisi era quella attesa da Roma e arrivata in procura venerdì.

«Attendiamo la decisione della procura e gli atti di supporto per valutare eventualmente una nuova opposizione - annuncia l’avvocato Alessandro Margiotta - ci devono convincere sul fatto che Conti si sia davvero suicidato a seguito di un crollo psicologico». La morte di Conti, d’altronde, continua ad essere avvolta in un alone di mistero: l’ex generale, congedatosi un mese prima per andare a lavorare sul sito petrolifero della Total di Tempa Rossa (in Basilicata), era un uomo “scomodo”, sorretto da un rigido senso della legalità e autore di importanti inchieste nell’ambito del trattamento dei rifiuti (da Bussi a quelle su Gesenu e Thyssen). Qualche giorno prima di morire lo stesso Conti si era recato in un negozio specializzato di Sulmona per far cancellare tutti i dati presenti sul suo computer, mentre uno dei due telefoni che aveva in dotazione non è mai stato ritrovato.
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