In particolare la famiglia tramite il suo legale, Alessandro Margiotta, aveva chiesto di approfondire non solo una serie di contatti e rapporti avuti da Conti nei giorni precedenti la sua morte, ma anche di scoprire provenienza e motivi di alcuni avvistamenti e ritrovamenti fatti sul monte Morrone quella sera: la presenza di una Porsche Cayenne bianca (in una strada chiusa al traffico) e la presenza di un mozzicone di sigaretta trovato vicino al corpo del generale, mentre le sue sigarette, di un’altra marca, erano state lasciate nella Smart con cui era salito fino al luogo del delitto. E proprio questa analisi era quella attesa da Roma e arrivata in procura venerdì.
«Attendiamo la decisione della procura e gli atti di supporto per valutare eventualmente una nuova opposizione - annuncia l’avvocato Alessandro Margiotta - ci devono convincere sul fatto che Conti si sia davvero suicidato a seguito di un crollo psicologico». La morte di Conti, d’altronde, continua ad essere avvolta in un alone di mistero: l’ex generale, congedatosi un mese prima per andare a lavorare sul sito petrolifero della Total di Tempa Rossa (in Basilicata), era un uomo “scomodo”, sorretto da un rigido senso della legalità e autore di importanti inchieste nell’ambito del trattamento dei rifiuti (da Bussi a quelle su Gesenu e Thyssen). Qualche giorno prima di morire lo stesso Conti si era recato in un negozio specializzato di Sulmona per far cancellare tutti i dati presenti sul suo computer, mentre uno dei due telefoni che aveva in dotazione non è mai stato ritrovato.
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