Il giudice boccia il ricorso dei genitori genetici: i gemellini restano con la mamma che li ha messi al mondo

Lo studio del prof. Gaspare Carta
di Cristiana Mangani
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Sabato 9 Agosto 2014, 11:15 - Ultimo aggiornamento: 11:17

l giudice della prima sezione civile di Roma Silvia Albano ha respinto il ricorso dei genitori genetici dei gemellini dichiarando infondata la questione di legittimit sollevata.

I due gemellini quindi restano per ora con i genitori naturali. In sedici pagine di decisione il giudice evidenzia che il bambino è in sostanza di chi lo ha portato in grembo, di chi lo ha sentito crescere nella sua pancia. Per questa ragione ha stabilito che i neonati restino con i genitori biologici, e ha dichiarato anche infondata anche la questione di legittimità costituzionale, nel punto in cui si sottolineava una carenza della legge sul riconoscimento di paternità. Nelle motivazioni viene sottolineato, comunque, quanto questa vicenda sia dolorosa per entrambe le coppie.

Una tragedia difficilmente superabile, anche perché ognuno dei protagonisti della vicenda aveva maturato delle aspettative di vita. E, incolpevoli, si sono trovati davanti a una situazione unica nel suo caso.

Il primario del reparto di Ginecologia dove sono nati i gemelli. «Ci interessa che stiano bene la mamma e i bambini, gli aspetti etici e giuridici non ci riguardano». Il professor Gaspare Carta, primario del reparto di Ginecologia dell'ospedale «San Salvatore» dell'Aquila, racconta che soltanto dopo il parto ha ricollegato la donna al caso mediatico e giudiziario. «Nessuno nel mio reparto sapeva che quella donna fosse la mamma dello scambio di embrioni dell'ospedale Pertini di Roma, per questo domenica notte è entrata ed è stata sottoposta al cesareo dal medico di guardia nel più assoluto anonimato». «La gestione del caso è stata serena e non condizionata da tutto quello che era avvenuto prima - ribadisce - Dopo la dimissione il marito è venuto da me per ringraziarci, ci ha detto che hanno avuto un'eccellente assistenza». Da quanto raccontato dall'uomo al direttore dell'unità L'Aquila è stata scelta «come posto vicino a Roma, ma al tempo stesso lontano dalla capitale per sottrarsi dalla pressione dei media, ma anche perchè sapevano che abbiamo un'Ostetricia e una terapia intensiva neonatale di ottimo livello, trattandosi di una gravidanza ad alto rischio». Carta non ha voluto aggiungere altro sugli altri aspetti del caso.

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