In sedia a rotelle, lo accusano di essere un falso invalido: sei anni per far emergere la verità

In sedia a rotelle, lo accusano di essere un falso invalido: sei anni per far emergere la verità
di Alfredo d'Alessandro
2 Minuti di Lettura
Sabato 10 Settembre 2022, 08:50

Non era il caso di un falso invalido: il giudice monocratico del Tribunale, Enrico Colagreco, ha assolto perché il fatto non sussiste dall'accusa di truffa aggravata continuata V.S., 74 anni di Casalincontrada. L'accusa, con il pm Roberta Capanna, al termine della requisitoria, aveva chiesto la condanna a due anni di reclusione.

L'uomo venne rinviato a giudizio nel 2016 perché, secondo l'accusa, avrebbe simulato la totale incapacità di deambulare come conseguenza permanente di un infortunio avvenuto nel 1991 mentre si recava in auto al lavoro. In tal modo avrebbe indotto il medico dell'Inail a stilare una diagnosi di fratture vertebrali multiple con conseguente incapacità di mantenere la stazione eretta, mentre in realtà, sostiene sempre l'accusa, era pienamente capace non solo di deambulare ma anche di compiere lavori con attrezzi da muratore.

Percependo così l'accusa indebitamente negli anni, fino al 31 dicembre del 2015, la pensione di invalidità dall'Inps e l'assegno di accompagnamento dall'Inail per complessivi 562.000 euro e ulteriori 73.560 euro a titolo di pagamento di presidi per lo stato di invalidità. Ma durante il processo, in cui sono stati sentiti i testimoni, fra i quali il denunciante, è arrivata la svolta: una perizia d'ufficio sollecitata dal difensore di V.S., l'avvocato Roberto Di Loreto, supportato dal proprio consulente di parte, il medico legale Giorgio Murmura, ed eseguita dal dottor Baldassarre, ha stabilito che le condizioni dell'uomo, che vive su una sedia a rotelle, fossero totalmente incompatibili con i lavori e le attività che gli venivano contestate nell'imputazione ovvero lavori con attrezzi da muratore.

Poteva alzarsi, sorretto per poco, ma non avrebbe potuto fare i lavori, sia sugli arti superiori che inferiori.

L'indagine era partita della denuncia di un vicino di casa ed era corredata anche da una foto che lo avrebbe ripreso durante uno scavo per la fognatura. Ma V.Si. aveva negato di essere la persona inquadrata mentre effettua lo scavo. Nel frattempo, però, le indennità delle quali l'uomo beneficiava gli sono state revocate. Finalmente - ha detto l'avvocato Di Loreto - è stata fatta giustizia a favore di una persona che da anni vive in una condizione di grande sofferenza. A questo punto non sono da escludere azioni finalizzate a recuperare tutte le somme che dal primo gennaio del 2016 a oggi non gli sono state più corrisposte.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA