Proprio il ritardo dell’esito dell’esame del “pap test” spingeva, quella paziente, a contattare, reiteratamente, la ginecologa che, dopo vari solleciti, le trasmetteva, attraverso whatsapp, l’immagine del referto, riportante l’intestazione di un laboratorio analisi sito nella città di Pescara. Una serie di errori presenti nel referto, facevano insorgere, nella paziente, il dubbio che vi fosse stato uno scambio di persona, cosicché questa si metteva direttamente in contatto con il laboratorio analisi, scoprendo che il proprio nominativo non era presente nell’elenco dei test analizzati e refertati da quella struttura.
Da qui la querela e le indagini dei Nas di Pescara, che hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagata, per analoghe condotte reiterate nel tempo. Attraverso le informazioni raccolte dalle persone informate dei fatti, la perquisizione locale eseguita nei confronti della ginecologa, la consulenza tecnica sul materiale informatico sottoposto a sequestro, i Nas hanno segnalato all’Autorità Giudiziaria numerosi episodi di falso, attraverso referti riportanti sia l’intestazione di un laboratorio analisi privato, che quella della Uoc Anatomia Patologica dell’O.C. SS Annunziata di Chieti. Nei confronti dell’indagata, le cui condotte penalmente rilevanti sono riferibili sola alla propria attività libero-professionale, e non a quella di dipendente pubblico, il Gip del Tribunale di Chieti ha emesso la misura del divieto temporaneo di esercitare la professione di medico per il 12 mesi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA