Lanciano, Faist chiude: via i macchinari
Blitz nella notte della polizia

Lanciano, Faist chiude: via i macchinari Blitz nella notte della polizia
di Serena Giannico
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Sabato 8 Febbraio 2020, 18:39 - Ultimo aggiornamento: 18:57

La polizia è piombata l’altra notte davanti all’azienda, ha interrotto il presidio dei lavoratori, che stavano lottando da giorni per impedire che portassero via macchinari e attrezzature di produzione, e ha fatto uscire sei tir carichi. Che sono stati poi scortati dalle forze dell’ordine. Si è conclusa così, nella maniera più amara possibile, la vicenda dei lavoratori dello stabilimento Faist di Lanciano. Da ieri cancelli sbarrati. I 16 dipendenti, più una interinale, disoccupati.

«Si è consumato lo schifo - tuona Domenico Bologna, Fim Cisl Abruzzo-Molise - In altri posti d’Italia non arrivano le forze dell’ordine, in massa, alle 5, lampeggianti accesi, a sgomberare. La prefettura ci aveva rassicurato fino a poche ore prima». Invece i cinque lavoratori che erano rimasti lì, in contrada Cerratina, in macchina, al freddo, davanti allo stabilimento, per il sit-in, si sono sentiti bussare dagli agenti e sono stati fatti spostare. E i mezzi pesanti hanno potuto prendere la via dell’Umbria dove la produzione è stata trasferita. «Mi chiedo chi abbia firmato il provvedimento di sgombero», tuona Bologna.

 

«Non abbiamo sgomberato niente, la richiesta è arrivata dall’azienda che ci ha detto che c’erano dipendenti che impedivano l’accesso dei mezzi - precisa il questore di Chieti Ruggiero Borzacchiello - Le operazioni si sono concluse in maniera pacifica, senza nessuna problematica. Era una situazione di ordine pubblico. La nostra attività è quella di regolarizzare la legalità». «Già, - replica il sindacato - ma il diritto dei lavoratori a difendere il proprio posto? Tra l’altro  si tratta di un’azienda che ha agito senza rispettare le norme relative al licenziamento collettivo. E per questo avevamo sollecitato un incontro alla prefettura, per ristabilire le procedure di legge». «Ora - aggiunge Primiano Biscotti, della Fim - abbiamo messo in moto gli avvocati e ci rivolgeremo alla magistratura».

«Mi fa star male l’accaduto - riprende Bologna - è grave l’impotenza del sistema Abruzzo. Adesso occorre trovare alternative a questi lavoratori che hanno pagato un prezzo altissimo. Va aperto un tavolo in Regione e anche al Mise». «Tanta delusione - afferma Manuela Ricci, che era responsabile di stabilimento - non ce l’aspettavamo. Le nostre armi sono stati i cuori che la gente della Val di Sangro ha affisso ovunque in segno di solidarietà. Si è creato un precedente che spaventa». «Siamo sconcertati e allibiti», sussurrano altri lavoratori, c’è chi ha le lacrime agli occhi.

«Si tratta - affermano Mario Pupillo, sindaco di Lanciano, e Leo Marongiu, presidente del Consiglio comunale - di un inedito pericoloso che danneggia l’intero comprensorio, cancellando con un colpo di spugna diritti e procedure». «Annulleremo la riunione del 17 febbraio fra azienda e sindacati - dice l’assessore regionale Mauro Febbo - Eravamo convinti si potesse negoziare, invece è accaduto qualcosa di spiacevole, con l’intervento delle forze dell’ordine che si poteva evitare, perché svuotare la fabbrica significa averla chiusa».

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