L'ex campione di pugilato Ivan Di Berardino accoltellato: arrestati due fratelli rom

L'ex campione di pugilato Ivan Di Berardino accoltellato: arrestati due fratelli rom
di Manlio Biancone
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Mercoledì 28 Ottobre 2020, 09:12

Arrestati nelle prime ore della mattinata, Riccardo Spada, 27 anni, e di Enrico Spada, 38 anni, di Avezzano  appartenenti alla locale comunità rom, che avevano accoltellato l’ex campione italiano di pugilato – categoria pesi massimi – Ivan Di Berardino, detto “il Nervoso”, che ha vinto il titolo di campione italiano contro Fabio Tuiach nel 2018, quando aveva già 36 anni, mandando al tappeto l’avversario alla seconda ripresa. Successivamente arrivò la sconfitta ai punti, ad Avezzano, contro Gianmarco Cardillo.

Il fatto di sangue è avvenuto il 9 aprile scorso quando l’ex pugile si era recato presso la famiglia rom per tentare di riscuotere un credito che dei terzi vantavano nei confronti di uno degli arrestati. Dalla discussione animata si passò ai fatti e la vicenda improvvisamente si trasformò in una violenta aggressione I due fratelli colpirono la vittima con una mazza da baseball e con un coltello conficcato sul torace e sull’addome, tanto che il pugile rischiò la morte, così come stabilito dall’accertamento tecnico peritale. A seguito dell’accaduto, vennero eseguite perquisizioni locali e personali ai rom che permisero di rinvenire sia la mazza da baseball usata per l’aggressione oltre ulteriori e numerose prove di colpevolezza. Ivan Di Berardino fu sottoposto a un delicatissimo intervento chirurgico ed fu ricoverato all’ospedale di Avezzano in prognosi riservata. Il personale del Commissariato di Polizia, intervenuto, sul posto ha indagato per alcuni mesi per ricostruire la brutale aggressione dove si trovava anche il nipote dell’ex pugile che venne malmenato dai fratelli rom. Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal gip del Tribunale di Avezzano, Maria Proia, su richiesta del procuratore della Repubblica Andrea Padalino Morichini che ha contestato, ai due rom, i reati di tentato omicidio in concorso tra loro, minacce e porto abusivo di arma. Dopo gli adempimenti di rito i fratelli rom sono stati accompagnati presso la casa circondariale di Frosinone.
 

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