Agguato, ex carabiniere di Chieti ucciso a colpi di pistola da un motociclista

Agguato, ex carabiniere di Chieti ucciso a colpi di pistola da un motociclista
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Mercoledì 3 Giugno 2020, 10:57 - Ultimo aggiornamento: 14:30
Ex carabiniere di Chieti ucciso a colpi di pistola a Spinetoli, in provincia di Ascoli Piceno. La vittima è Antonio Cianfrone, di 51 anni ed ex carabiniere in servizio alla stazione di Monsampolo del Tronto, nelle Marche al confine con l'Abruzzo, dove risiedeva. Era stato allontanato dall'Arma dopo un suo coinvolgimento in un'inchiesta. Secondo una prima ricostruzione, si è trattato di un'esecuzione: contro la vittima sono stati esplosi tre colpi di arma da fuoco.

A sparare, una persona con il volto coperto da un casco che è poi fuggita su una moto guidata da un complice che lo aspettava a pochi metri. A dare l'allarme è stata una donna ma non è chiaro se abbia o meno assistito all'agguato. L'omicidio è avvenuto lungo una pista ciclabile nella frazione di San Pio.

«Chiunque questa mattina fra le 8 e le 9.30 si è trovato a passare per la pista ciclabile lungo Tronto, da Pagliare a Monteprandone, è pregato vivamente di presentarsi ai carabinieri, anche se non hanno visto nulla di particolare». È l'invito lanciato dal procuratore capo di Ascoli Piceno Umberto Monti, dal luogo in cui è stato trovato il cadavere dell'ex maresciallo dei carabinieri Antonio Cianfrone. «È veramente importante perché testimonianze di questo tipo in passato sono state utili a risolvere casi, come ad esempio quello dell'omicidio di Melania Rea a opera del marito Salvatore Parolisi» ricorda il procuratore che sta coordinando le indagini sull'omicidio. Sul posto, anche tre medici legali per la ricognizione cadaverica. Non è ancora chiaro quanti colpi di arma da fuoco abbiano raggiunto Cianfrone e in quali parti del corpo.

Antonio Cianfrone era stato arrestato a maggio 2015 dai carabinieri del comando provinciale di Ascoli Piceno su ordine del Gip Giuliana Filippello all'esito di indagini coordinate dalla Procura. All'epoca era vice comandante della stazione di Monsampolo del Tronto, con il grado di maresciallo. Nell'inchiesta erano coinvolti altri soggetti, fra cui il comandante della stazione accusato di concussione, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti d'ufficio, rivelazione ed utilizzazione di segreti d'ufficio, omissione d'atti d'ufficio. Entrambi i militari avevano respinto le accuse contestate.

Dall'inchiesta è derivato un processo, ancora in corso, nel quale Cianfrone doveva rispondere delle accuse di concussione e di aver messo in scena insieme a un complice un finto incidente stradale per incassare i soldi dell'assicurazione. Nel procedimento l'accusa sostiene che i due militari dell'Arma, in più occasioni avrebbero chiesto denaro e regalie a commercianti della zona per chiudere un occhio su controlli di carattere amministrativo. All'inizio dell'inchiesta, Cianfrone venne posto ai domiciliari mentre l'allora comandante della Stazione finì in carcere: entrambi vennero sospesi dal servizio. Cianfrone fu poi allontanato dall'Arma. 
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