L'Abruzzo sembra aver ritrovato un solido ancoraggio politico nel campo moderato. Con una differenza sostanziale se paragonato alla centralità democristiana di un tempo, così come alle esperienze più recenti. Nel centrodestra odierno, sostanzialmente destra pura, la presenza centrista è marginale e per di più parzialmente rinnegata in corsa dal governatore eletto Marco Marsilio. È una rivoluzione antropologica rispetto alla bonomia della vecchia classe dirigente bianca, anche somaticamente riassunta nei volti paterni dei Gaspari, dei Ricciuti, dei Pennetta. Una modificazione genetica che assume la fierezza del profilo politico di Marco Marsilio, esponente di spicco della destra romana, e la nettezza dei toni di Salvini, che ha già prenotato per la Lega la poltrona di sindaco di Pescara. E non sembra, per il momento, destinata a diluirsi nell'estrazione moderata di gran parte della nuova classe dirigente del Carroccio, in massima parte prelevata dai vecchi ranghi di Forza Italia. Nulla, dopo il tornante politico del 10 febbraio, sarà più come prima.
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